Cos'è un Internet degli Animali?
[Foglie sparse #79] Siamo all'alba di una rivoluzione tecnologica nello studio degli animali e delle loro interazioni con l'ambiente e con la nostra società.
Ciao,
come stai? Maggio sarà per me un mese piuttosto impegnativo: sarò occupata per attività e progetti a cui tengo parecchio e un po’ di fatica per la preparazione si sta facendo sentire. Uno degli appuntamenti che posso già segnalarti è la diretta che condurrò su Dogsportal il 15 maggio, alle 21:00: si intitola Una vita con il cane. Dal pet alla relazione e sarà una chiacchierata con Roberto Marchesini, filosofo, etologo e zooantropologo, sulle relazioni che intrecciamo con i nostri compagni a quattro zampe. Insieme ne affronteremo criticità e ricchezza. Se può interessarti, ricorda che è possibile partecipare alla diretta su Facebook e su LinkedIn. Ti aspetto!
Ma ora veniamo a noi e al titolo di questa newsletter. Prima, però, di entrare nel cuore dell’argomento e capire cosa sia un Internet of Animals, facciamo un passo indietro.
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Cos’ha al collo?
Quante volte portando a passeggiare Willy mi è stata posta questa domanda! Se osservi bene nella foto, si vede un piccolo dispositivo attaccato al suo collare: è un GPS, come quello che attivi sul telefono per conoscere la tua posizione o sul navigatore che utilizzi in auto per raggiungere destinazioni a te sconosciute. Willy è un cane che, quando lasciato libero — naturalmente in zone sicure, in cui è possibile farlo — si muove su un’area mooolto vasta quindi, per poter garantire la sua sicurezza e la tranquillità mia e di mio marito, lo abbiamo dotato di uno strumento che ci possa dire dove si trova nel caso si dovesse allontanare troppo.
Il suo dispositivo è abbastanza semplice, ci fornisce solo le coordinate geografiche su una mappa, ma ne esistono di più complessi, in grado di monitorare attività e sonno dei nostri compagni animali. Ed è stato con grande entusiasmo che qualche tempo fa ho appreso, durante un’intervista per un articolo destinato alla sezione Animalia del Corriere della Sera, che questi strumenti possono essere qualcosa di più che la risposta alle esigenze (e a qualche mania di controllo) di noi umani.
Il sogno di Martin Wikelski
Martin Wikelski è il direttore del Dipartimento di Migrazione del Max Planck Institute of Animal Behavior e circa un anno fa l’ho intervistato per parlare delle sue ricerche riguardanti il legame tra eventi naturali e cambiamenti del comportamento animale. Insieme abbiamo ripercorso idee, ispirazioni e progetti che hanno condotto a uno studio su alcuni animali da cortile dell’area che fu colpita dalla sequenza sismica Amatrice-Visso-Norcia, che comprende il terremoto di Norcia del 30 ottobre 2016. Cani, conigli, pecore, mucche, galline e tacchini sono stati dotati di tag, dispositivi di geolocalizzazione simili a quello indossato da Willy, e ne è stata monitorata l’attività. I risultati ottenuti effettivamente hanno mostrato un comportamento anomalo da parte degli animali prima di un sisma.
Lo studio, seppur interessante, ha un limite riconosciuto dagli stessi autori: un numero esiguo di animali coinvolti nell’esperimento. Come ho ripetuto tantissime altre volte nelle mie newsletter (e articoli, post e qualsiasi altro luogo reale e virtuale da me in qualche modo presidiato), è necessario un considerevole numero di dati, raccolti in condizioni sperimentali opportune, per dimostrare un’ipotesi. Ed ecco che Wikelski era già pronto a questa obiezione con un progetto di citizen science, ossia attività legate alla ricerca scientifica a cui possono partecipare cittadine e cittadini senza un bagaglio di conoscenze particolarmente approfondito.
Si tratta di una collaborazione tra il Max Planck Institute of Animal Behavior con una nota azienda che produce dispositivi GPS e di monitoraggio del benessere per cani e gatti: i dati raccolti in tempo reale da quasi un milione di localizzatori GPS sono utilizzati anche per esaminare, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, l’attività di questi animali prima, durante e dopo eventi naturali come, ad esempio, terremoti o tsunami.
Questo ti sembrerà un progetto innovativo e tecnologicamente avanzato, ma i sogni di Martin Wikelski e l’ambizione di realizzarli puntano molto più in alto. Lo scienziato sta lavorando da decenni a un internet degli animali.
Dall’Internet of Things all’Internet of Animals
L’Internet of Things comprende tutti quegli oggetti fisici dotati di sensori e software che consentono loro di interagire, raccogliendo e scambiando dati tramite una rete. Ad esempio, fa parte di questa “rete di cose” il tuo smartphone che comunica con il tuo smartwatch, scambiando dati sulla tua attività fisica per poi elaborarne statistiche tramite una app. Avrai capito che oramai siamo immersi in questo tipo di tecnologia.
E se si riuscissero ad applicare sensori su un grande numero di animali domestici, selvatici e d’allevamento, e a mettere in rete questi dati insieme a raccolte di informazioni sulla fauna provenienti da musei, attività di citizen science, ricerche scientifiche, fototrappole e videocamere che riprendono immagini in tempo reale, dati sanitari e veterinari o catturati dai satelliti in orbita intorno al nostro pianeta, come quelli meteorologici? E se questa mole di numeri potesse essere messa a sistema, elaborata con il supporto dell’intelligenza artificiale e fornirci risposte a problemi legati alla conservazione della natura e ai pericoli (leggi epidemie e cambiamenti climatici) che incombono sull’umanità? Questa è una prospettiva che fa venire le vertigini, sempre se non si considerano tutti i nostri dati in mano alle aziende che gestiscono app e social media. Queste altezze, però, non hanno mai spaventato Martin Wikelski che a un Internet degli Animali lavora da anni, quando ancora non c’erano le risposte tecnologiche che un’idea del genere richiede, come sensori di dimensioni contenute.
Uno degli ultimi grandi traguardi dello scienziato è ICARUS, acronimo di International Cooperation for Animal Research Using Space, un progetto che prevede l’uso di mini-trasmettitori, indossati da un alto numero di esemplari di animali di diverse specie, che inviano i dati raccolti a una stazione ricevente nello spazio, che a sua volta li trasmette a una stazione di terra. Da qui vengono poi inviati a vari gruppi di ricerca.
Nel giugno 2023, ICARUS ha iniziato a testare un sistema sperimentale nello spazio. L’esperimento era già iniziato tre anni prima con un ricevitore ICARUS ospitato dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) grazie a una collaborazione tra Germania e Russia, interrotta a causa della guerra in Ucraina. Il nuovo ricevitore è allora volato via su un satellite artificiale più piccolo, CubeSat. Secondo le notizie pubblicate dal sito ufficiale del Max Planck Institute of Animal Behavior, in futuro saranno lanciati in orbita almeno altri due ricevitori, in modo da fornire a ricercatrici e ricercatori una trasmissione di dati quasi in tempo reale.
Presente e futuro dell’Internet degli animali
Al di là dell’entusiasmo per le nuove tecnologie (che non mi è mai mancato), mi chiederai quale possa essere l’utilità dell’Internet degli Animali. Un esempio è il progetto BirdCast, che realizza previsioni sulla migrazione notturna degli uccelli negli Stati Uniti, aggiornate ogni 6 ore, combinando dati radar e meteorologici analizzati con strumenti di apprendimento automatico. Queste previsioni interessano i funzionari dell'aviazione, chi guida velivoli e i birdwatcher, e vengono adoperate anche per diminuire il rischio di collisioni causate da inquinamento luminoso, chiedendo a chi gestisce o abita in determinati edifici di spegnere le luci in particolari nottate.
Tra le attività rese possibili oggi da quella che è l’attuale rete, ci sono altre azioni temporanee per la salvaguardia di animali selvatici basate sulla previsione delle loro traiettorie di migrazione. Inoltre, i sensori di cui possono essere dotati gli animali sono in grado di registrare le condizioni presenti nei cieli, così come nelle profondità marine o nelle foreste, migliorando le previsioni meteorologiche e il monitoraggio ambientale. Importantissimo potrebbe essere l’impatto delle informazioni ottenute in questo modo negli studi sul riscaldamento globale. E queste sono solo alcune delle possibili applicazioni.
E il futuro? Dai cambiamenti nelle attività degli animali si potrà evincere la presenza di bracconieri e procedere a controlli e arresti.
Se oggi una combinazione di controlli veterinari, telecamere dotate di intelligenza artificiale e rilevatori può dirci quando gli animali in ambienti agricoli o in aree protette sono malati, domani questi sistemi potrebbero essere combinati e integrati con informazioni provenienti da animali domestici, selvatici e d’allevamento, esseri umani e telerilevamento, per rendere sempre più reale quello che viene chiamato approccio One Health.
One Health è un modello sanitario che riconosce il legame indissolubile tra la salute umana, animale e quella degli ecosistemi. Con una prospettiva del genere, la pandemia di SARS-CoV-2 forse avrebbe avuto uno sviluppo differente.
Naturalmente esistono anche lati negativi: immagina se le informazioni sulle migrazioni e le posizioni degli animali venissero utilizzate proprio dai bracconieri per ucciderli e rimpolpare le casse dei traffici illegali. Ci sono anche valutazioni da affrontare sullo stress causato agli animali per catturarli e far indossare loro i dispositivi. Il rapporto tra costi e benefici per animali umani e non umani sarà da soppesare con cura.
Ripensando all’Icarus originale, il personaggio della mitologia greca, bisognerà stare attenti a non volare troppo in alto per non far sciogliere le ali di un’applicazione della tecnologia così potente che, se mal indirizzata o abusata, potrebbe farci precipitare inesorabilmente al suolo di un Pianeta sempre più fragile.
Qualcosa da…
… leggere
📰 Sono stati dotati di sensori legati al progetto ICARUS anche i serpenti protagonisti della festa dei serpari di Cocullo, in Abruzzo. Qui un articolo per conoscere meglio questa tradizione e come gli scienziati si siano innestati nelle fasi di un antico rito.
Un articolo sul progetto ICARUS del New York Times.
📚 Ho due libri da segnalarti (non da consigliarti, perché non li ho ancora letti) per approfondire il tema dell’Internet of Animals.
Il primo è scritto proprio da Martin Wikelski e si intitola, ça va sans dire, The Internet of Animals (Greystone Books, 2024).
La tecnologia digitale accelererà il degrado ambientale o potrebbe svolgere un ruolo nella rigenerazione ecologica? Questa è la domanda a cui cerca di rispondere Karen Bakker, autrice e ricercatrice nell’ambito dell’innovazione digitale e governance ambientale, nel suo ultimo libro Gaia's Web. How Digital Environmentalism Can Combat Climate Change, Restore Biodiversity, Cultivate Empathy, and Regenerate the Earth (The MIT Press, 2024).
Per oggi è davvero tutto.
Ti auguro una domenica rilassante 😊 Alla prossima!
Interessantissima questa puntata! Nella mia testa frulla l'idea di proporre al mio gatto di mettere un GPS al collo, mi frena il fatto che temo possa non essere d'accordo, ma che strade ha aperto questo piccolo oggetto!