Foglie sparse | Capre, TikTok e bolle
Buona domenica!
Non so se te l'ho mai detto ma, oltre a scrivere newsletter, ne sono una grande fruitrice. Una di quelle che seguo con più curiosità e interesse è quella di Vincenzo Marino, autore e content manager, che nella sua newsletter "Zio" analizza alcuni dei consumi culturali più rilevanti per la Generazione Z (per capirci, la generazione che comprende i nati tra la fine degli anni '90 e i primi anni del 2000).
Questo appuntamento virtuale è veramente straniante: mi rendo conto che ci sono ambiti del mondo del digitale a me del tutto estranei, dinamiche che guardo con sospetto, contenuti di cui non capisco il valore. Insomma, Zio mi fa sentire veramente vecchia!
In uno dei suoi ultimi appuntamenti, il suo mondo ha incrociato il mio grazie alla storia di un celebre TikToker e della sua capra Manuele.
E cumu iamu Manue?
La scorsa puntata della newsletter Zio era dedicata al successo sul social network TikTok di Saverio Riccelli, un quasi trentenne di Catanzaro che si occupa di una piccola fattoria. Il suo cavallo di battaglia sono video in cui interagisce con gli animali, in particolare con la capra Manuele, al centro di una serie di scenette che hanno come tormentone la domanda "E cumu iamu Manue?" (per chi non mastica il calabrese, "Come andiamo Manuele?"). Qui alcuni esempi.
Nel momento in cui scrivo il profilo di Saverio Riccelli ha ben 1,5 milioni di follower e un po' più di 41 milioni di like. Ora, ciò che mi turba non è la viralità di questi contenuti. Lo ammetto con un po' di vergogna: dopo aver visto un paio di questi video ho anche io cominciato a chiedere al mio cane "E cumu iamu Willolì?", naturalmente senza urlare, senza travestirlo e senza dargli da mangiare cibi non adatti alla sua specie. Il punto è proprio questo.
Ancora una volta abbiamo problemi con gli animali sui social
Vincenzo Marino inserisce, tra i fattori che hanno decretato il successo dei video di Saverio Riccelli, "La presenza di splendidi animali, che fa sempre piacere" e "Il fatto che sia un ottimo contenuto digitale per bambini".
Quindi ciò che arriva al grande pubblico, soprattutto a bambine e bambini - e in qualche modo piace - è una versione spettacolarizzata di un animale, un animale reso oggetto, di cui non viene mostrato e rispettato il comportamento tipico della sua specie. Viene travestito, gli si fanno inscenare situazioni improbabili, gli si dà da mangiare qualsiasi cosa - e con 'qualsiasi' intendo brioche al cioccolato e pane e mortadella - per ridere un po'. Diciamo che ora capisco perché, durante un laboratorio per le scuole che ho condotto recentemente, una maestra insisteva nel voler lanciare un panino al prosciutto a una pecora che riposava in un cortile in campagna 🤦🏼♀️.
Ma, ancora peggio, le stragrande maggioranza delle persone percepisce tutto questo come qualcosa di positivo e addirittura forse un po' animalista. Lo stesso Riccelli sul suo profilo TikTok ha un link per le donazioni a un ente di protezione animali, anche se non si capisce bene perché ne abbia scelto uno americano. Alla fine appare come un giovane che appartiene a un mondo rurale un po' lontano, che vuole preservare la tradizione e continuare a provvedere alla sua piccola fattoria. Peccato che nel mondo rurale, quello da cui potremmo imparare qualche lezione, nessuno si sogni di travestire una capra da benzinaio per scherzare sul rincaro del carburante.
Che poi, secondo me, se avesse condiviso dei video di animali che passeggiavano per la campagna, liberi di fare ciò che per loro è più consono, con lui in sottofondo che commentava in calabrese le notizie di attualità, sarebbe stato quasi avanguardia pura 😁.
Tutto il mondo intorno
La newsletter di Zio e le vicende della capra Manuele mi hanno portato in realtà a riflettere su un'altra questione: quanto sia importante per chi si occupa di comunicazione e divulgazione uscire dalla propria bolla (ne avevo già scritto qui). Se in un primo momento mi sono sentita indignata dal modo in cui erano trattati e ritratti gli animali nel profilo del famoso TikToker, dall'altro mi sono resa conto che spesso mi sento rassicurata e comoda nel mio circuito di frequentazioni off e online, la mia personale bolla di naturalisti, veterinari, animalisti, etologi, divulgatori, educatori (di animali umani e non), ma che fuori "c'è tutto un mondo intorno". Un mondo che guarda gli animali con filtri antropocentrici, che si sente altro rispetto alla natura, osservandola da spettatore distaccato, e a cui Riccelli piace da matti.
Facile rivolgersi a chi già la pensa come noi, un'impresa arrivare a tutto il resto delle persone.
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Per oggi è tutto!
Ancora buona domenica e alla prossima,
Alessia