Foglie sparse | Eyes wide shut
Buondì,
come procede il tuo settembre? Oggi sono qui per riflettere con te su una notizia di una decina di giorni fa: la città olandese di Haarlem ha vietato l'affissione di pubblicità di prodotti a base di carne. Una mossa che dovrebbe disincentivarne il consumo, alla luce dei problemi di sostenibilità ambientale degli allevamenti intensivi e (spero) per questioni etiche. Secondo te potrebbe essere una scelta corretta?
Basta carne sui cartelloni
Haarlem, a partire dal 2024 (anno di messa in vigore del divieto), dovrebbe essere la prima città a non permettere che la carne venga pubblicizzata. La consigliera comunale Ziggy Klazes del partito ambientalista GroenLinks, autrice della proposta, ha dichiarato ai microfoni del canale radiofonico Haarlem105:
Se le persone vogliono continuare a mangiare carne, bene. Ma non possiamo dire loro che c’è una crisi climatica e allo stesso tempo incoraggiarle ad acquistare prodotti che sono la causa di questa crisi.
Neanche a dirlo, l'iniziativa è stata criticata dagli allevatori che - a loro modo giustamente - hanno sottolineato la sua influenza sull'economia del paese. C'è chi ha addirittura gridato alla limitazione della libertà d'espressione.
Stimoli incoerenti
Siamo sottoposti quotidianamente a stimoli incoerenti. L'urgenza di rendere il settore agroalimentare sostenibile è ormai evidente - lo dimostra per esempio la strategia Farm to Fork dell'Unione Europea -, ma in televisione e in rete vediamo in continuazione pubblicità di prodotti a base di carne e programmi televisivi che glorificano piatti in cui gli ingredienti principali sono proteine animali.
Et voilà, sono arrivata alla questione: oltre alle emissioni di gas serra dovremmo ricordarci che quello che portiamo a tavola è un animale, un essere vivente. Pensando ad Haarlem, mi sono quindi chiesta se eliminare la pubblicità fosse la giusta soluzione. E se nella réclame aprissimo realmente le porte degli allevamenti?

Sono volutamente provocatoria, però è anche giunto il momento di non credere più alle favole. L'esodo dalla campagna alle città, il declino della civiltà rurale, ha fatto sì che la nostra mente colleghi sempre meno il taglio di carne che cuciniamo all'animale a cui apparteneva. Del resto nelle pubblicità vediamo galline felici di finirci nel piatto.
La centralità del cibo
Come ti avevo accennato in una precedente newsletter, mi rendo benissimo conto che parlare di cibo è molto più complesso di quanto molti facciano credere.
Il cibo è tradizione, identità, ricordo, è amico e nemico, è comfort e compensazione, è sicurezza e rabbia, è opulenza e povertà.
Ecco perché credo che, quando la discussione verte sulle scelte alimentari, sia necessario che l'informazione sia corretta, affinché si abbiano gli strumenti per cambiare in maniera consapevole. Non c'è progresso se manca la consapevolezza.
La sostenibilità non è fatta di soli numeri da far quadrare, ma anche di natura da rispettare, di animali da trattare con dignità: non dobbiamo cambiare perché ci viene detto dall'alto, non dobbiamo andare avanti per dogmi, dobbiamo invece informarci e interiorizzare la direzione da intraprendere.
Un'informazione corretta
Informare in maniera corretta è compito della pubblicità e ancora di più del giornalismo. Degli allevamenti intensivi, del benessere animale, della dignità degli animali, si parla poco e a volte male.
Ci si affida al giornalismo d'inchiesta, ma può capitare che non centri il punto a causa di pregiudizi. Per creare consapevolezza bisogna mostrare i fatti: non sbattere sullo schermo solo gli esempi negativi, non caricare con imprecisioni il messaggio affinché possa impressionare chi guarda. Questo modo di fare non porta veri frutti, perché molte persone si convinceranno che il servizio giornalistico è stato tagliato artatamente e quindi si rincuoreranno, immaginando che la carne o il pesce che mangiano provenga da "contesti bucolici". Altre, scovando l'errore, crederanno che sia tutto falso. Altre ancora non applicheranno il pensiero critico alle immagini che scorrono, non riuscendo a cogliere la complessità di una filiera alimentare che ha più di un problema.
Occhi ampiamente chiusi
Forse la soluzione non è nascondere la carne, ma mostrarla.
Se pubblicità e giornalismo raccontassero i fatti (e le aziende glielo permettessero), le condizioni degli animali - anche in situazioni in cui la legge è rispettata -, se ci fosse più divulgazione scientifica focalizzata sull'etologia e sulle neuroscienze, i cittadini potrebbero scegliere consapevolmente. Ciò molto probabilmente aumenterebbe l'attenzione verso il benessere animale ma, ti dirò, non sono convinta che questo significhi sempre diventare vegetariani o vegani.
Dipende tutto da una "semplice" domanda: la tradizione, l'identità, i ricordi, le abitudini e tutto ciò che tu leghi al consumo di carne, pesce e di derivati animali, per te conta più o meno della vita di un animale?
Prima di "Qualcosa da..."
Se questa e/o le precedenti newsletter ti sono piaciute e vuoi supportare il mio lavoro, puoi:
inoltrare questa newsletter come una normale email;
inviare ai tuoi contatti che potrebbero essere interessati questo link per iscriversi: Foglie sparse | Revue (getrevue.co)
condividere questa mail sui tuoi profili social (anche con l'aiuto dei tastini che vedrai in basso, nella sezione finale);
sostenermi offrendomi “un caffè” su Ko-Fi.
Qualcosa da...
... leggere
Un articolo sull'allevamento intensivo in Italia (in particolare in Lombardia) pubblicato su Radar Magazine. Nel giornalismo il controllo delle fonti è essenziale e, in questo caso, è stato riportato un ulteriore commento per correggere e approfondire un'informazione fornita in precedenza.
Masse per la massa: i nodi degli allevamenti intensivi — www.radarmagazine.net Gli allevamenti intensivi hanno un grosso impatto sull’ambiente. Il rapporto tra comparto agricolo, territorio e salute pubblica è dibattuto.
Masse per la massa. Il commento di Regione Lombardia - RADAR Magazine — www.radarmagazine.net Il nostro reportage Masse per la massa, pubblicato a settembre, riportava i risultati di un'indagine di Greenpeace sull'inquinamento da azoto negli allevamenti lombardi. La Regione Lombardia contesta il metodo usato da Greenpeace.
L'accuratezza e la verifica delle fonti sono altrettanto importanti nei documentari che trattano l'argomento degli allevamenti intensivi e dello sfruttamento animale. Il Washinghton Post ha fatto un po' di debunking di Eating animals, lungometraggio ispirato al libro Se niente importa di Jonathan Safran Foer.
Fact-checking ‘Eating Animals’: What the film gets right and wrong - The Washington Post — www.washingtonpost.com The documentary based on Jonathan Safran Foer’s book includes some stomach-churning footage.
Se può interessarti, il documentario è su Now Tv.
... esplorare
Animal Ethics Dilemma è un sito in cui troverai una serie di dilemmi etici interattivi (sono dei test a risposta multipla) legati al trattamento degli animali.
Le domande sono progettate per mostrarti le tue opinioni attuali sull'etica animale e quanto queste rivelino le tue convinzioni consce e inconsce.
Animal Ethics Dilemma — aedilemma.net
On this web site you will find a number of interactive ethical dilemmas raising questions about our treatment of animals.
Explore the dilemmas and find out how different ethical views influence your own behaviour.
You can use Animal Ethics Dilemma free of charge - just register. Registration does not require you to provide any personal information.
Per oggi passo e chiudo.
Buona domenica!
Alessia