Foglie sparse | Gli ippopotami di Pablo Escobar
Buona domenica!
È di qualche settimana fa la notizia giunta dagli Stati Uniti che racconta come degli ippopotami siano stati dichiarati "persone giuridiche" grazie a una causa intentata dall'Animal Legal Defense Fund. Gli ippopotami protagonisti di questa vicenda giudiziaria, alquanto insolita, non sono degli animali qualunque e la loro storia è iniziata circa 30 anni fa.
Gli ippopotami di Pablo Escobar
Era il dicembre del 1993 quando Pablo Escobar, il re della cocaina, morì sotto i colpi di pistola di un'unità delle operazioni speciali della Polizia Nazionale della Colombia. Cadeva così uno dei narcotrafficanti dalla carriera criminale florida e complessa, ideale per essere trasformata in una serie Netflix di successo. Escobar, nella sua vita, ha ottenuto tutto ciò che poteva desiderare attraverso una strategia efferata: plata o plomo, argento o piombo, ti corrompo oppure ti tolgo di mezzo. E così, tra ricchezze e stravaganze, era riuscito anche a concedersi un capriccio, il suo personale zoo. Rinoceronti, giraffe, zebre e ippopotami, vivevano nella sua proprietà, Hacienda Nápoles, nella località colombiana di Doradal, Antioquia.
Una volta morto Pablo Escobar, le autorità hanno preso possesso della sua tenuta e hanno ricollocato gli animali presenti in veri zoo. Tutti gli esemplari tranne 4 ippopotami, che sono stati lasciati in uno stagno. Da lì, per loro, è cominciata una nuova vita. Si sono spostati in uno dei maggiori fiumi della Colombia, il Rio Magdalena, e hanno iniziato a metter su famiglia: a oggi la popolazione conta circa un'ottantina di individui. Però quegli ippopotami sono stati introdotti in quell’ecosistema artificialmente, non sono autoctoni. Sono stati l'ennesimo danno causato da Escobar o un'opportunità?
Qualche studio scientifico
Negli ultimi anni la comunità scientifica ha studiato e discusso l’impatto della presenza degli ippopotami di Escobar nell’ecosistema di Rio Magdalena. Nel 2017, una lettera pubblicata sulla rivista Perspectives in Ecology and Conservation, sosteneva che quella degli ippopotami di Escobar fosse una delle numerose specie introdotte in Sud America che avrebbe potuto contribuire a ristabilire i benefici forniti all’ecosistema dai grandi erbivori attualmente scomparsi. Ma non tutti sono stati così ottimisti.
I ricercatori della University of California San Diego, nel 2017 e 2018, hanno raccolto e analizzato campioni di acqua in 14 piccoli laghi distribuiti nell’area dell’Hacienda Nápoles, la proprietà di Escobar. Secondo i risultati pubblicati sulla rivista scientifica Ecology, gli ippopotami sono responsabili di un apporto di materia organica e nutrienti i cui impatti - anche negativi - erano rilevabili sull'ecosistema e sulle sue comunità già nelle prime fasi della loro "invasione".
Gli ippopotami, anche per la loro stazza, riescono a modificare l’ambiente in cui vivono persino solo spostandosi, creando canali o compattando sedimenti (sono detti ingegneri ecosistemici), quindi non dovrebbe stupire il modo in cui riescono a impattare sull'ecosistema in cui vivono.
Last but not least, un incontro "fortuito" con un ippopotamo può essere estremamente pericoloso per un essere umano.
E non finisce qui perché, come accennato, stanno continuando a riprodursi.
In qualche modo (possibilmente su base scientifica e in maniera pianificata) sarebbe necessario controllare la situazione.
Plata o plomo... o sterilizzazione
Quali potrebbero essere le soluzioni? In passato, le risposte suggerite riprendevano un po’ quella che era la strategia del terrore di Escobar. Plata o plomo, investire ingenti somme di denaro per trasferire gli ippopotami o eliminarli.

Catturarli e trasferirli in contesti più consoni è pericoloso e costoso: nel 2018, il trasferimento di uno dei giovani ippopotami in uno zoo colombiano è costato circa 4500 dollari.
L’altra alternativa è l’uccisione di questi animali. Una risposta messa da parte perché impopolare – nonostante gli ippopotami possano essere estremamente pericolosi per l’uomo -, eticamente poco corretta, e anche perché gli ippopotami sono diventati persino un’attrazione turistica per gli avventori della Hacienda di Escobar, divenuta un parco tematico dopo la sua dipartita.
C'è poi la castrazione: un'opzione sicuramente più umana ma di non facile esecuzione. Immaginate di dover addormentare un animale che può pesare fino a 3000 chilogrammi (il peso medio si aggira intorno ai 1500-1800 chili) per poi procedere con un'operazione invasiva dal costo di circa 7000 dollari per individuo.
Ora sembra che si sia arrivati alla sterilizzazione chimica: un progetto pilota ha previsto la somministrazione di un farmaco, il Gonacon, per adesso a 24 individui.
Allo stato attuale più che l'ennesima beffa del signore della droga, il caso degli ippopotami di Escobar è un grande esperimento ecologico a cielo aperto di cui non si conosce ancora la conclusione.
Qualcosa da...
... leggere (1)
Un articolo del National Geographic sul caso degli ippopotami di Escobar aggiornato con gli ultimi studi.
Could Pablo Escobar's escaped hippos help the environment? — www.nationalgeographic.com Colombia's "cocaine hippos" are making waves in their new home, but whether that's a good thing or not depends on who you ask.
... leggere (2)
Castrare un ippopotamo non è impresa facile. Lo racconta una veterinaria colombiana coinvolta nel controllo del gruppo di ippopotami di Pablo Escobar al The Guardian. Sempre nello stesso sito, un articolo riguardante il riconoscimento degli animali come "persone giuridiche".
‘I was terrified’: the vet sterilizing Pablo Escobar’s ‘cocaine hippos’ | Colombia | The Guardian The progeny of animals brought illegally to Colombia and kept in the drug lord’s private zoo must now be put on birth control
Can an animal be a person? Yes – if they are Pablo Escobar’s cocaine hippos | Elle Hunt | The Guardian The case to really watch out for is that of Happy the elephant
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Alessia