Foglie sparse | Oink, oink, sgrunt! 🐷
Ciao,
come stai? Questa è una newsletter in calcio d'angolo per via di una settimana inaspettatamente impegnativa. Non volevo rinunciare al nostro appuntamento e i miei social mi riproponevano una notizia pubblicata nella sezione Scienza del New York Times. Ho pensato che avrebbe potuto incuriosirti. Si parla di maiali, emozioni e benessere animale.
Suini rumorosi
Chiunque abbia avuto modo di fare la conoscenza di un gruppo di maiali sa che, oltre a essere estremamente teneri e simpatici quando sono piccoli, giganti e affascinanti da grandicelli, sono anche estremamente rumorosi. È tutto un oink, oink, sgrunt! Quelle vocalizzazioni, che noi percepiamo quasi come rumore di fondo, sono invece una preziosa chiave per comprendere le emozioni di questi animali e migliorarne le condizioni di vita all'interno degli allevamenti. Lo sa bene il gruppo di ricercatrici e ricercatori che ha pubblicato recentemente uno studio su Science, intitolato "Classification of pig calls produced from birth to slaughter according to their emotional valence and context of production", ossia "Classificazione dei richiami dei maiali dalla nascita alla macellazione secondo la loro valenza emozionale e il contesto di produzione".
Emozioni animali
Come riportato nell'introduzione dell'articolo scientifico, le emozioni degli animali - reazioni affettive a breve termine causate da specifici eventi - sono al centro degli interessi di chi si occupa di benessere animale. Queste emozioni possono essere espresse attraverso segnali visivi, olfattivi e vocali che permettono di regolare l'interazione sociale. Ora immagina: se si riuscisse a comprendere che un animale sta provando un'emozione negativa e a eliminarne la causa, tutto questo in maniera non invasiva, non prelevando campioni di sangue o attivando altre procedure di questo tipo, semplicemente osservando o ascoltando in tempo reale i segnali che ci si presentano davanti, molto si potrebbe fare per la salute fisica ma anche mentale (aspetto di cui si sta iniziando sempre più a parlare) degli interessati.
L'analisi delle vocalizzazioni dei maiali (e di altre specie) non è qualcosa di nuovo: un'emozione può agire sulla fisiologia degli organi che producono i suoni - polmoni, laringe e corde vocali - e, conseguentemente, ci saranno delle modificazioni nelle caratteristiche del suono stesso (durata, ampiezza, frequenza e distribuzione dell'energia).
Esaminando le onde sonore e riuscendo ad abbinarle in maniera univoca a un'emozione, classificata in questo caso secondo la sua valenza, positiva o negativa, si potrebbe immaginare di costruire uno strumento - perché no, una app - per controllare in tempo reale le condizioni dei suini all'interno degli allevamenti e garantirne quanto più possibile un'esistenza senza sofferenza.
Dall'ascolto umano all'algoritmo
Gli scienziati si sono serviti di un grande numero di dati: 7414 richiami registrati da 411 maiali in differenti stadi della loro vita, dalla nascita sino al momento della macellazione, raccolti da 5 laboratori di ricerca. Inizialmente i versi sono stati classificati in maniera intuitiva: ad esempio, un suono emesso da un maiale durante una castrazione è stato ritenuto legato a un'emozione negativa, quello raccolto mentre mangiava a un'emozione positiva.
Ascoltando, ascoltando, con la pratica, ci si è resi conto che emergevano dei veri e propri schemi. I versi associati a emozioni positive erano brevi e suonavano come una sola nota, quelli associati a emozioni negative erano più lunghi e mostravano una certa variabilità nel tono.
Si è poi passati alla ricerca di una precisione maggiore in questo tipo di classificazione, precisione che poteva dare l'analisi delle caratteristiche dei suoni da parte di un'intelligenza artificiale. L'algoritmo progettato da Ciara Sypherd, una delle autrici della ricerca, ha identificato correttamente l'emozione provata dall'animale per ben il 92% delle volte.
Come accennato, una tecnologia come questa, implementata in una app o in un altro sistema di riconoscimento automatico all'interno degli allevamenti, sarebbe un modo efficiente per monitorare lo stato dei maiali, evitare loro quanto più possibile situazioni di stress, e migliorarne quindi il benessere... almeno fin quando ce ne sarà bisogno, in una prospettiva futura di progressiva diminuzione degli allevamenti intensivi e non.
Se ti interessa saperne di più di benessere animale, ti avviso già da ora che ne parlerò con un'esperta nella prossima puntata del mio podcast, Animal café - Chiacchiere e animali al bar. Rimani in ascolto! 😉
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Ti auguro una domenica serena,
Alessia