Foglie sparse | Polpi da Oscar ed emotività
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Ora potrei perdermi in tanti discorsi metafisici (volendo anche prosaici) sul perché ho deciso di iniziare questa avventura di missive elettroniche; su chi sono, da dove vengo e qual è il mio posto nel mondo... ma no, non lo farò. Ti dirò solamente che qui potrai trovare qualche riflessione sui temi che a me sono più cari e che spesso tratto nei miei articoli (sì, sono una giornalista), qualche consiglio di lettura, post interessanti pescati nel burrascoso mare dei social e, qua e là, pizzichi di leggerezza.
Un polpo da Oscar
Qualche settimana fa l'algoritmo di Netflix - che mi conosce bene 😅 - mi ha consigliato My Octopus Teacher, premiato quest'anno con un Oscar come miglior documentario.
Tradotto in italiano con "Il mio amico in fondo al mare", ultima vittima della strage di titoli di film che da anni si perpetua in Italia, questo lungometraggio è la storia di Craig Foster, regista sudafricano. Foster, a un certo punto della sua vita, si ritrova a dover fare i conti con uno stato di malessere interiore e cerca un modo di affrontare questa condizione immergendosi - letteralmente - in quella natura legata ai suoi ricordi di infanzia: l'ecosistema delle foreste di kelp (il kelp è un'alga del genere Macrocystis), nelle acque vicino a Città del Capo, in Sudafrica. Il protagonista si immerge nel freddo Oceano Atlantico, ogni giorno per un anno, e qui incontra un esemplare femmina di polpo (Octopus vulgaris), che diventerà il soggetto principale delle sue osservazioni e dalla quale imparerà una lezione su sé stesso e sulla natura.
Raccontare il rapporto dell'uomo con gli animali: difficile non cadere in qualche tranello
La struttura del film è da manuale, la fotografia riempie gli occhi, la storia ti cattura (ok, abbiamo capito perché ha vinto un Oscar). Chi, però, bazzica gli ambienti della conservazione e dell'etologia qualche domanda se l'è posta.
My Octopus Teacher non ha messo d'accordo tutti • Rivista Studio — www.rivistastudio.com Il documentario sull'amicizia tra un sub e un polpo, vincitore agli Oscar, è manipolatorio o pedagogico?
Personalmente, riconosco che il rapporto che Foster instaura con il polpo è a tratti disturbante - ne è quasi ossessionato - e anche io ho iniziato ad analizzare la pellicola cercando di capire se agli spettatori potesse arrivare un messaggio sbagliato: il comportamento del polpo è eccessivamente antropomorfizzato (è, cioè, mostrato attraverso la lente dei comportamenti umani invece che della sua specie)? Il protagonista interferisce con la vita degli animali selvatici che sono coinvolti nelle riprese? Cosa rimane impresso in chi guarda, qual è la lezione che, bene o male, impara? Qualcuno di questi confini - a volte molto sottili - è stato varcato, ma siamo sicuri che My Octopus Teacher sia da condannare dal punto di vista della sensibilizzazione del pubblico riguardo i temi ambientali?
Il ruolo dell'emotività (da non confondere con il sentimentalismo)
Nel corso della pellicola Craig Forster sottolinea spesso la necessità di non interferire con la vita del polpo e degli altri abitanti delle foreste di kelp, malgrado lui soffra nel non poter aiutare la sua piccola amica quando è in pericolo. Solo una volta accade che la sua presenza influenzi alcune dinamiche predatorie, ma lo stesso protagonista comprende a caro prezzo l'errore commesso. Qualcuno ha criticato la possibile percezione della suddivisione tra animali buoni (il polpo) e cattivi (gli squali pigiama, Poroderma africanum), anche se io credo non sia un concetto spinto più di tanto nella narrazione - quelli bravi, quelli che studiano lo storytelling, obietterebbero che una storia, per funzionare, ha bisogno dei suoi antagonisti.
L'emotività che un documentario come questo scatena in noi è del tutto sbagliata? La salvaguardia della natura, la protezione degli animali non può passare solo attraverso le emozioni, però sono quest'ultime il primo contatto che porta all'interesse verso il mondo animale, interesse che con la conoscenza può trasformarsi in rispetto. Non tutti gli spettatori catturati emotivamente diventeranno umani consapevoli, ma tutti coloro che si preoccupano dell'ambiente, ora con il giusto bagaglio di conoscenze e di comportamenti, hanno iniziato grazie a un'emozione, magari smossa da una bella storia (a Tyrion Lannister staranno fischiando le orecchie).
Naturalmente parlo di narrazioni che non banalizzino in partenza il racconto sull'ambiente e gli animali, come quelle che descriverebbero l'orso come "grande e grosso, ciula e balosso", per dirla alla Umberto Eco.
Del resto, alla fine della sua avventura, lo stesso Craig Foster, invece che cercare un nuovo amico in fondo al mare, fonda (gioco di parole non voluto 😁 ) il Sea Change Project: un progetto per proteggere le foreste marine africane. Suppongo che il film sia stato anche un buon mezzo di promozione, e non è poco.
Il dibattito sui social si accende
Nonostante sia passato del tempo dalla distribuzione del documentario su Netflix, il dibattito è ancora acceso.
Se l'amico in fondo al mare non fa bene al polpo né agli altri animali - la Repubblica — www.repubblica.it Il film documentario My octopus teacher ha fatto incetta di premi e vinto un Oscar, ma il racconto dell'incontro tra un polpo e il documentarista ripropone…
Il fulcro del discorso forse è proprio questo: il documentario, questo tipo di documentario (non è un reportage giornalistico), per quanto diverso dalla fiction, è sempre una forma d'arte e
l'arte non deve insegnare, deve permetterci di porci delle domande.
Questo significa avvicinare il pubblico ad argomenti che altrimenti avrebbe ignorato. Al passo successivo, all'educazione ambientale, al rispetto, alla giustizia, alla conoscenza, alla tutela, si giunge con l'aiuto di scienziati e divulgatori. Insomma, questo sporco lavoro qualcuno dovrà pur farlo!
Qualcosa da...
... tenere d'occhio su Twitter
My Octopus Teacher sfiora anche il tema della salute mentale. A tal proposito, per orientarmi tra le notizie che parlano di questo argomento e per imparare il modo migliore di affrontarlo quando devo scriverne, leggo gli articoli e i consigli di Tiziana Metitieri, neuropsicologa clinica. Ti consiglio di seguirla se non ne puoi più di notizie superficiali sulla salute mentale e di neuroni specchio che piovono a caso.
Tiziana Metitieri (@timetit) | Twitter The latest Tweets from Tiziana Metitieri (@timetit). Clin Neuropsychol, adjunct https://t.co/1VoykdRZJL, scicomm, @Wi_N_Eu, un blog, alcuni scritti con @valigiablu @queryonline @ilTascabile, molti treni #pendolarezen, #F1. Arezzo, Italia
... da leggere
A proposito di cefalopodi, qualche tempo fa ho scritto un articolo che parlava di seppie (Sepia pharaonis) alle prese con un esperimento che ricorda il test del marshmallow. Di cosa si tratta? Puoi leggerlo qui.
L'autocontrollo della seppia | Sapereambiente — www.sapereambiente.it Che cos'hanno in comune uno studio sul comportamento delle seppie e un test sui bambini con protagonista il marshmallow? Molto, a quanto pare. Un recente studio sui molluschi infatti dimostra che la capacità di pianificare non appartiene solo all'homo sapiens...
Per questa prima newsletter direi proprio che è tutto.
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Alla prossima,
Alessia