Il senso degli animali per i rimedi naturali
[Foglie sparse #65] L'automedicazione nelle altre specie e lezioni di scienza per noi umani
Buona domenica!
Come stai? Prima di iniziare, ho alcune comunicazioni di servizio: volevo ricordarti che qui su Substack, se vuoi scrivermi o condividere un pensiero, puoi utilizzare la sezione Commenti che trovi alla fine della mail. Nei prossimi giorni mi piacerebbe sperimentare anche la funzione Chat, grazie alla quale potremmo inviarci messaggi più facilmente. Potrebbe, quindi, arrivarti un avviso che ti chiede di scaricare la app di Substack. Puoi decidere di farlo o lasciare il mondo com’è e non installare l’ennesima app sul tuo telefono 😉.
Terminate le formalità, arriviamo a ciò di cui ti parlerò oggi: automedicazione negli animali!
Foto di Susanne Jutzeler, Schweiz 🇨🇭 💕Thanks for Likes da Pixabay
Mentre leggevo un libro per una recensione…
Tutto è iniziato mentre leggevo Animali non umani di Carl Safina per una recensione su Pikaia - Il portale dell’evoluzione.
In uno dei capitoli l’autore raccontava di una scimpanzé, Lotty, che mangiava carne insieme a delle particolari foglie. Penserai che le stesse gustando come contorno, invece le motivazioni sono un po’ differenti. Questi primati assumono foglie di determinate piante non solo per nutrirsene, ma anche per curarsi. Nel testo c’è l’esempio degli scimpanzé della foresta di Budongo (Uganda) che a prima mattina, a stomaco vuoto, raccolgono e inghiottono tutte intere le foglie di Aneilema aequinoctiale.
Aneilema aequinoctiale. Credits immagine: Margaret Burger, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.
Da questa foto non si riesce a vedere, ma le foglie hanno peli uncinati, come quelle della più conosciuta ortica. Perché gli scimpanzé si sottopongono a questo fastidioso rito mattutino? I minuscoli uncini catturano i vermi intestinali e il tutto viene poi eliminato con le feci. Siamo davanti a una forma di automedicazione.
L’automedicazione non è solo roba da primati
Sempre in Animali non umani, Safina accennava all’abitudine di passeri e fringuelli di città di raccogliere i mozziconi di sigaretta trovati per strada e di portarli nel proprio nido: questi uccelli hanno imparato che la nicotina uccide acari, pidocchi e altri parassiti. Nel libro si parla anche dello sbocconcellare argilla dei pappagalli per calmare lo stomaco e integrare la loro dieta povera di sodio.
L’automedicazione è stata osservata in un gran numero di specie differenti. Capre, pecore, cani — hai presente quando brucano l’erbetta del parco in cui passeggiano? Lo fanno per procurarsi il vomito e sbloccare lo stomaco — e non solo. Anche gli insetti curano se stessi e la propria comunità: alcune formiche incorporano nei loro nidi una resina raccolta dalle conifere, dall’azione antimicrobica, per difendere la colonia; le farfalle monarca (Danaus plexippus) tutelano la loro prole deponendo le uova sulle asclepiadi tropicali, piante in grado ridurre la crescita dei parassiti e le malattie da essi causate. Persino i moscerini della frutta (Drosophila melanogaster) salvaguardano i propri figli dall’attacco di vespe parassitoidi deponendo le uova in fonti alimentari cariche di alcol, sostanza che protegge dall'infestazione le future larve.
Insomma, gli animali curano sé e la propria progenie e usano erbe medicinali sia come terapia che come profilassi, quindi per curare e per prevenire infezioni.
Inaspettate lezioni da imparare
Ciò di cui ti ho scritto sino ad ora è è materia della zoofarmacognosia, una disciplina nata negli anni ‘80.
Possiamo imparare molto da questi studi in termini di applicazioni nelle attività umane, dai vantaggi che se ne potrebbero trarre in agricoltura e negli allevamenti — lasciando che gli animali possano attuare i propri comportamenti di automedicazione — fino alla scoperta di nuovi principi attivi per i nostri farmaci, grazie all’osservazione dell’uso di piante che fanno le altre specie.
Un articolo del New York Times di qualche anno fa lanciava quella che definirei una provocazione: dagli animali potremmo anche imparare nuovamente a fidarci della medicina. Alcuni studiosi asseriscono che, alla fine, queste specie praticano almeno alcuni aspetti di quello che noi definiamo metodo scientifico: sembrano prestare attenzione a cause ed effetti, imparando dall'esperienza. Noi invece, a volte, ci lasciamo convincere da teorie con pochissime — se non nessuna — prova che ne dimostri l’attendibilità.
Quanto mi manca Orange is the new black, la serie da cui è tratta questa gif.
Qualcosa da…
… leggere
Alcuni articoli divulgativi sull’automedicazione negli animali.
🐵The Self-Medicating Animal - The New York Times (nytimes.com)
🐶How Wild Animals Self-Medicate - JSTOR Daily
🦋Il senso evolutivo dell'automedicazione degli animali - Le Scienze
Qui qualcosa di più tecnico: un articolo scientifico pubblicato su Science.
🐝Self-Medication in Animals | Science
Anche per questa domenica è giunto il momento di salutarci.
Buona giornata e alla prossima!
Alessia