Quando la poesia parla di biodiversità
[Foglie sparse #77] Cosa ci dicono gli haiku sulla diversità e complessità degli artropodi
Ciao,
anche da te la primavera è arrivata con i suoi cieli tersi e le rondini che si inseguono con mirabolanti acrobazie?
Non posso che essere rincuorata da questa esplosione di bellezza: mi piace persino spiare un piccolo serpente che si sta risvegliando nella sua tana, in un ulivo vicino casa, e ascolto con attenzione il canto degli uccelli e il rumore dell’erba attraversata dalle lucertole che scappano da Willy, il mio mezzo setter 🫣
C’è chi ama trasformare in versi osservazioni ed emozioni legate alla natura e c’è chi ha pensato che analizzare questi componimenti potesse fornire informazioni sulla biodiversità.
Oggi scriverò di haiku e artropodi.
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Cosa sono gli haiku?
Gli haiku sono poesie, composte da una decina di parole, che solitamente catturano brevi attimi ed eventi osservati in natura.
Le origini degli haiku risalgono al XVII secolo, in Giappone, ma la loro popolarità è cresciuta in tutto il mondo negli ultimi decenni grazie ad associazioni, riviste e concorsi di poesia. Sono divenuti anche uno strumento didattico e, in alcuni casi, un supporto terapeutico.
Sono migliaia gli haiku pubblicati ogni anno e Andrew R. Deans e Laura Porturas, autori di uno studio pubblicato alcuni giorni fa su PLoS ONE, hanno intuito che queste piccole opere potessero essere analizzate per capire come alcuni animali possano ispirare le persone, quali caratteristiche e tratti della loro biologia risuonino maggiormente nella nostra esperienza e, di conseguenza, quale direzione intraprendere in nuovi progetti di sensibilizzazione e di conservazione della biodiversità. Gli studiosi del Frost Entomological Museum della Pennsylvania State University hanno deciso di concentrarsi sugli artropodi.
Chi sono gli artropodi e cosa si può scoprire su di loro da un haiku?
Quello degli artropodi è il gruppo del regno animale più popolato e diversificato, con oltre un milione di specie finora descritte che abitano nella maggior parte degli ambienti presenti sul nostro Pianeta. Sono animali invertebrati come insetti, millepiedi, ragni e crostacei (e sì, anche gamberi e granchi sono artropodi).
Sono stati analizzati con metodi linguistici e un approccio biologico circa 4000 haiku, di provenienza internazionale, scritti (o tradotti) in inglese in un periodo di tempo compreso tra il 1549 e il 2022.
Tra le informazioni che gli studiosi hanno cercato nelle poesie ci sono il raggruppamento tassonomico in cui fosse possibile inserire gli animali citati (si capisce solo che è un insetto? Possiamo andare più in là e dire che è una formica? C’è un dettaglio che addirittura mi suggerisce di quale specie di formica si tratti?), indicazioni sul loro ciclo biologico e come la nostra percezione nei loro confronti, anche dal punto di vista delle emozioni suscitate, sia cambiata nel tempo.
La biologia nascosta in una manciata di sillabe
Sono state numerose le variabili esaminate, ma ciò che mi ha più incuriosita di questo studio è stata la possibilità di dare un punteggio alla complessità biologica espressa in un haiku. Per ciascuna delle seguenti variabili vi era la possibilità di indicarla come presente (+1) o assente (0):
locomozione, ad esempio l’indicazione se l’animale si muovesse, fosse fermo, volasse, saltasse;
riproduzione, parole che si riferissero al corteggiamento, accoppiamento, alla deposizione e schiusa delle uova;
anatomia, riferimenti a zampe, antenne, ali, strutture, colori e altre parti o caratteristiche del corpo;
fisiologia, ad esempio termini legati alla muta, alla metamorfosi o alla bioluminescenza (quella delle lucciole);
fase della vita, come uovo, larva, pupa o adulto;
comportamento, riferimenti al mimetismo, alla predazione, all’impollinazione, alla socialità o al parassitismo, per citare alcuni esempi;
ecologia, parole che fanno capire che l’osservazione è stata svolta in un ambiente domestico, selvatico, in una determinata stagione e orario.
Una decina di parole possono veramente dirci tutto questo? Ecco un haiku del 1812 del poeta Kobayashi Issa, citato nell’articolo di PLoS One. È una traduzione dal giapponese all’inglese e preferisco non fare un ulteriore passaggio in italiano, ma credo non ci saranno grossi problemi.
the hairy bug
becomes a butterfly . . .
summer moon
Hairy, peloso, è un attributo riferito all’anatomia; il verbo become, divenire, si riferisce alla metamorfosi, che fa parte della fisiologia; bug e butterfly sono due delle fasi del ciclo di vita dell’insetto, lo stadio di larva e di adulto; summer (estate) e moon (luna) ci forniscono informazioni sull’ecologia. Inoltre la parole butterfly (farfalla) identifica l’insetto a cui ci si riferisce almeno a livello di superfamiglia, Papilionoidea.
Oltre a questa tipologia di analisi dei testi, con appositi software e raccolte di dati si è tentato di trarre indicazioni anche sulle emozioni suscitate dagli animali protagonisti delle poesie.
Risultati e riflessioni
Negli haiku esaminati si trovano riferimenti ad almeno 99 famiglie di artropodi, in 28 ordini. Gli otto raggruppamenti più comunemente citati — in ordine di frequenza — sono i lepidotteri (le farfalle e falene), imenotteri (come api, vespe ma anche formiche), ditteri (mosche, moscerini e zanzare), coleotteri (tarli, scarabei, lucciole e coccinelle, solo per citarne alcuni), araneidi (i ragni), ortotteri (cicale, grilli, cavallette, per darti un’idea), rincoti (le cimici) e odonati (le libellule). Ora ti girerà un po’ la testa quindi ti facilito le cose con un bel grafico presente nell’articolo.
I tratti citati più spesso riguardano l'ecologia (in particolare l'habitat, i rapporti con clima e stagioni, l'ora del giorno), il comportamento (come la produzione del suono… ah, il canto delle cicale nelle torride estati mediterranee), l’anatomia/l’aspetto (come dubitare che potesse essere il colore l’attributo più citato?) e la locomozione (soprattutto il volo). I tratti meno comuni negli haiku esaminati sono quelli connessi alla riproduzione e alla fisiologia degli artropodi.
Per quanto riguarda le tendenze temporali, i risultati mostrano ad esempio che i riferimenti alle pulci sono molto più abbondanti nei componimenti poetici precedenti al 1900, probabilmente a causa dei miglioramenti in ambito igienico-sanitario. Al contrario, le citazioni sulle cimici dei letti sono tutte contemporanee, del periodo compreso tra 2021 e 2022 (vedi ciò che sta accadendo in Francia).
Non è stato, invece, possibile farsi un’idea precisa delle emozioni che l’osservazione degli artropodi suscitava in autrici e autori degli haiku, forse proprio per la natura evocativa più che descrittiva di questo genere letterario, anche se sembrerebbe chiaro che gli incontri con scorpioni e pidocchi non fossero particolarmente graditi.
Come accennavo all’inizio, le informazioni raccolte possono essere molto utili per progetti di divulgazione e conservazione. Ad esempio, i riferimenti agli artropodi acquatici sono risultati rari, ma questi animali possono essere molto utili all’essere umano grazie ai servizi ecosistemici che forniscono. Si potrebbe pensare a modi per avvicinare il grande pubblico alla loro conoscenza. Oppure, per gli artropodi maggiormente rappresentati, come le farfalle, si potrebbero potenziare i progetti già presenti, permettendo agli utenti di approfondire maggiormente la comprensione di alcuni degli aspetti della loro vita ed ecologia.
Chissà se, con nuovi programmi di sensibilizzazione, i contenuti dei prossimi haiku non ci riserveranno sorprese. Magari gli artropodi più decantati potrebbero diventare i ragni!
Qualcosa da…
… leggere
📚Un libro per bambine e bambini che piace anche agli adulti e avvicina al mondo degli artropodi. Si intitola Sei zampe o poco più (Topipittori, 2016) ed è stato scritto da Geena Forrest, laureata in Scienze Forestali e Ambientali.
📰 Oramai un bel po’ di tempo fa ho recensito Taccuino delle metamorfosi (Codice Edizioni, 2022) di Marco Di Domenico, biologo, insegnante, divulgatore e faunista. Parla di trasformazioni nel regno animale e gli artropodi, naturalmente, sono molto presenti in questo libro. Te lo consiglio!
Buona giornata e alla prossima,
Alessia