Una casa di plastica
[Foglie sparse #73] Alcune specie di paguri stanno utilizzando i nostri rifiuti, tra cui quelli in plastica, come conchiglie.
Buona domenica!
Ti capita di passeggiare in spiaggia anche d’inverno? Sono fortunata, abito al sud in una città di mare, e spesso mi concedo delle camminate con Willy lungo la battigia o sugli scogli.
Una foto di repertorio di me e Willy in spiaggia
Gli odori, i suoni e i colori sono sempre così ritempranti, ma non posso fare a meno di notare lo sporco e i rifiuti abbandonati da noi umani: mozziconi di sigarette, tappi, bottiglie di vetro o plastica, resti di braccioli o salvagenti, buste. La lista potrebbe essere più lunga e già con questi pochi oggetti ci sarebbe da vergognarsi per questa dimostrazione di inciviltà.
Dell’inquinamento da plastica e dei suoi danni abbiamo sentito parlare un po’ tutti, ma questa spazzatura può esercitare impatti diversi e in qualche modo ancora più profondi sugli ecosistemi. Possono arrivare persino a influenzare il comportamento di alcuni animali ed è di questo che mi piacerebbe parlarti oggi.
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Un paguro terrestre della specie Coenobita purpureus in un tappo di plastica usato come conchiglia. Credits: Shawn Miller, CC BY 4.0 DEED
I paguri sono crostacei e mostrano un comportamento particolare: durante la loro esistenza traslocano spesso. La loro testa e il loro torace sono calcificati ma l’addome è morbido, quindi un ottimo punto debole da sfruttare per i predatori. Hanno bisogno di una conchiglia per proteggersi non solo da eventuali aggressioni, ma anche da cambiamenti della salinità e dall’essicazione. Le case scelte sono spesso conchiglie vuote di gasteropodi già morti, in altri casi i paguri attaccano i gasteropodi feriti, li uccidono e si impossessano della loro conchiglia; o ancora, ingaggiano scontri con altri paguri per usurpare una casetta più adatta alle proprie esigenze, ad esempio per avere più spazio man mano che crescono.
Quando si parla di case in cui traslocare non posso fare a meno di ricordare questa scena.
Perché ti parlo di paguri? A darmi questo spunto è stato lo studio di un gruppo di ricerca del Biological and Chemical Research Center dell’Università di Varsavia e del Dipartimento di Zoologia della Poznań University of Life Sciences, in Polonia. Gli scienziati hanno mostrato che i paguri di terra — detti anche granchi eremiti terrestri —, in particolare quelli della famiglia Coenobitidae, diffusi lungo le coste tropicali, hanno iniziato a usare i nostri rifiuti invece delle conchiglie di gasteropodi per proteggersi. La raccolta di questi primi risultati è stata possibile grazie all’aiuto della citizen science, ossia della partecipazione di cittadine e cittadini ad attività di raccolta di dati e produzione di informazioni. La ricerca è stata pubblicata su Science of The Total Environment.
Quando le foto diffuse in rete sono utili
Ricercatrici e ricercatori hanno combinato un’ampia ricerca bibliografica di pubblicazioni scientifiche e immagini in rete raccolte da piattaforme come Flickr, iNaturalist, Google Images, YouTube e Alamy, per cercare di quantificare l’utilizzo di gusci artificiali – costituiti da rifiuti di plastica, vetro o metallo – da parte dei paguri.
La ricerca bibliografica ha individuato solo 4 pubblicazioni dedicate a questa problematica fino ad oggi, le quali riportano il comportamento descritto in 2 specie di granchio eremita terrestre, 3 specie di granchio eremita marino e un totale di 10 individui con conchiglia artificiale. Al contrario, le immagini raccolte da cittadine e cittadini e diffuse in rete hanno consentito l'identificazione di 386 esemplari fotografati con conchiglie artificiali, appartenenti a 10 delle 16 specie di granchi eremiti terrestri che vivono tra Africa e America centrale. I paguri con conchiglie artificiali sono stati trovati nella maggior parte delle coste tropicali di entrambi gli emisferi, confermando per la prima volta che l'uso di materiali artificiali da parte di questi animali è un comportamento che si verifica su scala globale.
Prima di riflettere su questi risultati con l’aiuto degli scienziati, mi preme condividere con te qualche dato in più sull’inquinamento in ambiente costiero in Italia.
L’indagine Beach Litter 2023 di Legambiente
Sempre a proposito di citizen science, anche a maggio dell’anno scorso Legambiente ha monitorato la costa italiana e ripulito dai rifiuti le spiagge della nostra penisola grazie all’aiuto di cittadine e cittadini di tutte le età. L’associazione ha raccolto i dati sulla presenza di rifiuti nell’indagine Beach Litter: sono stati monitorati 38 lidi di 15 regioni (Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia, Sardegna) e, su un totale di 232.800 metri quadrati di area campionata (una superficie che equivale a più di 30 campi da calcio), sono stati contati 36.543 rifiuti. Una media di 961 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. I rifiuti più frequenti sono quelli in polimeri artificiali/plastica.
Puoi consultare l’intero documento qui.
Come riportato nello studio sui paguri, la plastica è l’elemento più pervasivo e persistente dei rifiuti marini e rappresenta l’85% dell’inquinamento marino globale. Sebbene gli animali esaminati vivano in aree tropicali, lontane da noi, ho inserito questi dati per evidenziare quanto questo sia un fenomeno che riguarda tutti e che contribuisce a danneggiare anche le nostre coste e i loro abitanti, ad esempio attraverso l’intrappolamento, l’ingestione, il soffocamento di animali marini e il rilascio di sostanze chimiche tossiche.
Ma torniamo ai paguri e alle loro nuove case.
Perché i paguri scelgono conchiglie artificiali?
Perché molte delle specie di paguri terrestri della famiglia Coenobitidae preferiscono un guscio artificiale rispetto a una conchiglia di gasteropode e quale motivo ci potrebbe essere dietro alla predilezione verso la plastica rispetto ad altri materiali come metallo e vetro? Oltre alla minore presenza di conchiglie a causa della riduzione delle popolazioni di gasteropodi, le ipotesi che andranno poi testate sono le seguenti:
il fattore novità, conchiglie diverse dalle solite possono attrarre maggiormente le femmine. Questa ipotesi mi ricorda la passione per i tappi blu degli uccelli giardinieri satinati (Ptilonorhynchus violaceus);
la leggerezza, una casetta meno pesante permetterebbe di consumare meno energie;
segnali olfattivi, i paguri individuano conchiglie disponibili attraverso l’odore dei propri conspecifici morti. Il composto chimico che contribuisce a questo odore è il dimetil-solfuro (DMS) che è emesso anche dalla plastica in ambiente marino;
last but not least (ed è forse una delle ipotesi più tristi e che ci fa maggiormente riflettere), considerato il gran numero di rifiuti in plastica sulle coste, un guscio che sia un tappo o un pezzo di tubo, aiuterebbe il paguro a mimetizzarsi e sfuggire ai predatori.
Come scrivevo, queste per ora sono ipotesi che andranno verificate con ulteriori osservazioni ed esperimenti. È importante tenere conto di eventuali bias, pregiudizi, che possono essere dietro alla scelta di fotografare un paguro rintanato in oggetti in plastica, magari più visibili ai nostri occhi, quindi questi risultati andranno sicuramente approfonditi e ampliati.
Una nuova traiettoria evolutiva o una trappola dell’Antropocene?
Nell’articolo pubblicato su Science of The Total Environment gli autori si chiedono:
Are artificial shells setting the scene for a novel evolutionary trajectory in hermit crabs, or are they an ecological and evolutionary trap of the Anthropocene?
Le conchiglie artificiali stanno preparando la scena per una nuova traiettoria evolutiva nei granchi eremiti o sono una trappola ecologica ed evolutiva dell’Antropocene, l’epoca geologica che stiamo vivendo, dominata dalle attività dell’essere umano?
Per ora non sappiamo con precisione quanto questo comportamento sia effettivamente diffuso e come e con quale entità potrà influenzare la vita e, in particolare, la riproduzione di questi animali. Scienziate e scienziati sono già a caccia di risposte.
Qualcosa da…
… leggere
📰 Gli articoli dello Smithsonian magazine e del Washington Post dedicati alla ricerca sui paguri terrestri e le loro nuove case di plastica.
🔍 A proposito di Antropocene, un approfondimento scritto da Massimo Sandal, scrittore e giornalista scientifico.
📚 Le informazioni sulla lotta per la conquista di una casa nei paguri sono tratte da Giochi di potere. Le lotte per il controllo e il dominio del mondo animale di Lee Alan Dugatkin (Codice Edizioni, 2023). Sto lavorando alla recensione quindi, se ti può interessare, seguimi sui miei profili social, dove la condividerò.
🎙️ Abbiamo parlato anche di citizen science. Qui una puntata di qualche tempo fa del mio podcast dedicata alla City Nature Challenge, uno dei maggiori eventi a livello nazionale e internazionale che coinvolge la cittadinanza nella raccolta di dati su piante e animali.
Dimenticavo: domani si celebra il Darwin Day e nelle prossime settimane, per l’occasione, ci saranno tanti eventi dedicati in tutta Italia, in presenza e in streaming. Io ti consiglio questo.
Per oggi è tutto!
Buona giornata e a presto,
Alessia