L'arte di osservare
[Foglie sparse #105] Come carta e matita mi hanno insegnato a conoscere la natura e l'avventurosa storia di un'entomologa di alcuni secoli fa.
Buona domenica!
La finestra accanto alla mia scrivania si affaccia su cieli tersi, rondini acrobate e gechi furtivi. Tutto questo risveglia in me il desiderio di disegnare: per molto tempo carta e matita sono stati i miei compagni di scoperte del mondo animale, vegetale e persino minerale, soprattutto nel periodo in cui ho cominciato a occuparmi di comunicazione della scienza in ambito naturalistico. Fermarsi in una spiaggia, in un bosco, in un parco, o anche seduti al tavolo di casa davanti a una mela, può aiutarci a conoscere più profondamente la natura che ci circonda e permetterci di rallentare e assaporare la bellezza del presente e delle piccole cose. È un po’ come in quella vecchia pubblicità di un tè, qualcosa di buono per la mente e per il cuore.
Ok, la pubblicità intendeva altro, parlava di un tè deteinato che fosse buono per il palato e per il cuore. Però hai capito quello che volevo dire, vero? 😉 (Nessuno mi ha pagata per questa citazione, è semplicemente un ricordo di quando ero bambina)
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L’arte che ispira
Non so se te l’ho mai scritto, ma sono laureata in Scienze e tecnologia per la diagnostica e conservazione dei beni culturali, un nome complicato e altisonante per descrivere un corso di studi scientifico in cui geologia, chimica, fisica, biologia e altre discipline scientifiche e umanistiche erano applicate allo studio e alla conservazione di opere d’arte e beni archeologici. A quei tempi, mi capitava spesso di perdermi tra le pagine dei libri di storia dell’arte, rapita dalle opere di artisti che raffiguravano soggetti animali, come Leonardo da Vinci e Albrecht Dürer.

Per molto tempo mi sono limitata a studiare e a sorprendermi della bellezza e dell’attenzione con cui vegetali e animali venivano rappresentati in affreschi, dipinti, incisioni e sculture. Ad alcuni la storia dell’arte può sembrare noiosa o qualcosa di molto lontano dalla conoscenza della natura, eppure non c’è niente di più sbagliato. Un esempio è la storia di Maria Sibylla Merian.
Maria Sibylla Merian, artista e pioniera dell’entomologia
È strano che la vita di Maria Sibylla Merian non sia stata ancora raccontata in un film1 o in una serie televisiva. Gli ingredienti ci sarebbero tutti: una donna del XVII-XVIII secolo che ha infranto le norme sociali, si è sempre mostrata indipendente, si è separata dal marito in un’epoca in cui non era cosa comunissima, ha studiato, viaggiato e ha fatto parte persino di una setta. Ma andiamo con ordine.
Maria Sibylla Merian (1647–1717), artista e naturalista tedesca, unì in sé talento pittorico e spirito scientifico in un periodo storico in cui le donne erano escluse dall’arte e dalla ricerca. Cresciuta in una famiglia di incisori e pittori, si appassionò fin da giovane alla metamorfosi degli insetti, che studiava e ritraeva con rigore. Sposò Johann Andreas Graff — anche lui pittore e allievo prediletto del suo patrigno — e, dopo anni di matrimonio e due figlie, lo lasciò per i suoi “vergognosi vizi”: poco male, considerando che era sempre stata lei a mantenere quasi da sola tutta la famiglia, con la sua scuola di pittura e ricamo per signore alto borghesi.
Prima della separazione dal marito, Merian aveva già pubblicato i suoi libri, che contenevano meravigliose tavole: ciò che colpisce dei suoi disegni è la raffigurazione ecologica di piante e insetti, si nota una grande attenzione al ciclo vitale di questi animali, alle loro abitudini e alle loro interazioni con l’ambiente in cui vivono. Questo, però, non bastò a ritagliarle un posto nella ricerca scientifica, non solo in quanto donna, ma anche perché le sue opere erano in tedesco, mentre la lingua della scienza era il latino.

Dopo il divorzio da Johann Andreas Graff, andò a vivere nei Paesi Bassi con le due figlie, la madre e il fratellastro Matthäus, e si unì alla setta protestante dei Labadisti. La abbandonò poco tempo dopo, probabilmente non senza aver colto l’occasione di studiare il latino nella biblioteca del castello di Walta, sede della comunità religiosa. Finalmente libera da qualsiasi costrizione, cominciò a frequentare gli ambienti scientifici di Amsterdam, mantenendo se stessa e le due figlie con la vendita di disegni di fiori e insetti e con il commercio di colori e animali delle Indie occidentali. Dopo anni di scambi con studiosi e mercanti delle Indie occidentali e orientali, Maria Sibylla Merian decise che era giunto il momento di raggiungere direttamente i luoghi d’origine degli straordinari esemplari di farfalle che riceveva, di vederli nella loro rifulgente bellezza per esaminarne la vita nel loro ambiente.
Entomologa, pittrice e in quel momento persino guida di una spedizione scientifica, a 52 anni e accompagnata dalla figlia minore: mai prima di allora una donna aveva rivestito un ruolo simile. La sua impresa, interamente autofinanziata, era circondata da scetticismo e timori di insuccesso. Se da un punto di vista scientifico e artistico la spedizione andò bene, sul lato economico la situazione divenne disastrosa: purtroppo il volume Metamorfosi degli insetti del Suriname, scritto in olandese e latino, con 60 tavole incise su grandi lastre, non vendette abbastanza nonostante l’interesse internazionale. L’artista e scienziata morì in povertà, ad Amsterdam, nel 1717. Il suo nome per molto tempo cadde nell’oblio, fino alla riscoperta delle sue tavole e del loro valore artistico e scientifico nell’Ottocento.
Ispirazioni e un nuovo modo di osservare
La storia di Maria Sibylla Merian è avventurosa e drammatica. Il disegno è stato per lei uno strumento per conoscere gli insetti e anche io, nel mio piccolo e ispirata da questa donna, ho utilizzato carta, grafite e colori per esplorare più in profondità il mondo naturale, per imparare a osservarlo, perdendomi nei suoi dettagli, aspettando il tempo necessario per comprenderne le forme, soffermandomi su luci e ombre e stupendomi di quante cose ho sempre dato per scontate.
Allenare lo sguardo, riuscire ad andare al di là della superficie, è un’ottima competenza per chi si dedica alla comunicazione della scienza e, come dicevo all’inizio insieme al signore del tè, è un esercizio che fa bene anche all’anima.
Lo ha scritto l’artista Austin Kleon nel suo libro Tieni duro!: 10 idee per essere creativi anche quando tutto rema contro:
«Per rallentare e prestare attenzione al tuo mondo, prendi una matita e un foglio, e comincia a disegnare ciò che vedi. (Il bello della matita è che non t’interrompe con messaggini e notifiche.) Magari questo ti aiuterà a scoprire la bellezza che ti stavi perdendo».
E tu, cosa aspetti? Prendi un foglio e una matita e vai ad esplorare ciò che c’è fuori. Non c’è bisogno di essere bravi come Leonardo da Vinci o di partire per una meta esotica: basterà uscire sul balcone di casa e portare con te un bel po’ di curiosità.
Qualcosa da…
… leggere
📰 Alcuni articoli sugli artisti e le artiste che ho citato in questa newsletter:
👉 La scienza e l’arte di Maria Sibylla Merian, pioniera dell’entomologia scritto da Carmen Troiano su Pikaia - Il portale dell’evoluzione;
👉 Gli animali di Albrecht Dürer: perché i suoi studi erano così realistici e innovativi e I gatti di Leonardo da Vinci: gli studi sui felini e quelli per la Madonna del gatto pubblicati nel sito di Finestre sull’arte;
👉 Biologia e arte: il disegno naturalistico scritto da Emanuela Pulvirenti, divulgatrice di storia dell’arte e creatrice del progetto Didatticarte.
… ascoltare
🎧 Disegnare può essere uno strumento utile di educazione ambientale per bambine e bambini e per adulti? Cosa possiamo imparare disegnando un animale? L’ho chiesto a Elisabetta Mitrovic, educatrice ambientale, divulgatrice e illustratrice naturalistica, in una vecchia puntata del mio podcast Animal café - Chiacchiere e animali al bar.
… provare
Uno dei fantastici corsi di disegno del pittore e illustratore naturalista Lorenzo Dotti. Non te ne pentirai!
Buona giornata e alla prossima,
Alessia
𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘈𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪𝘢 𝘊𝘰𝘭𝘢𝘪𝘢𝘯𝘯𝘪, 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘶𝘭𝘨𝘢𝘵𝘳𝘪𝘤𝘦 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢. 𝘚𝘤𝘳𝘪𝘷𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘊𝘰𝘳𝘳𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘦𝘳𝘢, 𝘐𝘭 𝘛𝘢𝘴𝘤𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘗𝘪𝘬𝘢𝘪𝘢 - 𝘐𝘭 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘈𝘶𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘚𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘡𝘢𝘯𝘪𝘤𝘩𝘦𝘭𝘭𝘪, 𝘋𝘰𝘨𝘴𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭 𝘦 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦. 𝘘𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 è 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘯𝘦𝘸𝘴𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳, 𝘍𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦 𝘴𝘱𝘢𝘳𝘴𝘦, 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘯𝘵𝘰 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘢𝘭𝘪 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘷𝘪𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘣𝘶𝘰𝘯𝘢 𝘥𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘶𝘯 𝘱𝘪𝘻𝘻𝘪𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘱𝘰𝘱. 𝘈𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘳𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘥𝘶𝘦 𝘥𝘰𝘮𝘦𝘯𝘪𝘤𝘩𝘦. 𝘚𝘦 𝘵𝘪 è 𝘱𝘪𝘢𝘤𝘪𝘶𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘥𝘪𝘭𝘢!
In realtà un film su Maria Sibylla Merian c’è: Metamorphosis di Pim Zwier (2023).
Grazie Alessia per questo bel ritratto di Maria Sibylla Merian, che non conoscevo.
Ho scoperto che ci sono anche un albo illustrato edito da Logos e un corto animato a cura del Centro Zaffiria (visibile su YouTube).
P.S.
Complimenti per il disegno della capinera 🤩.