Quella volta che capii di voler scrivere di animali
[Foglie sparse #102] Galeotto fu un libro intitolato "Sesso selvaggio".
Buona domenica!
Negli ultimi mesi mi è capitato spesso di ricordare quando e come ho iniziato a occuparmi di comunicazione della scienza e a lavorare come giornalista. Complici di questo amarcord sono state le chiacchierate con
, con cui ho intrapreso un percorso di sbrinatura — ci voleva proprio! —, un altro progetto a cui ho partecipato e di cui ti parlerò a breve e i contatti con giovani aspiranti comunicatori che mi hanno chiesto qualche consiglio. Non posso che essere felice di confrontarmi con ragazze e ragazzi che amano la scienza, la cultura e la scrittura e che desiderano partire da questa scintilla per costruirvi attorno una professione.Non nascondo le difficoltà che incontreranno, ma cerco sempre di essere costruttiva, propositiva, e dare loro supporto e suggerimenti pratici per crescere. Il primo è sempre “Studiare, studiare, studiare!”, frase che scrisse sul mio rullante1 l’insegnante di batteria e percussioni quando avevo 16 anni ed ero molto scoraggiata dal mio scarso senso del ritmo (anche lui un po’ lo era).

Uno dei ricordi riaffiorato alla mente è la prima volta che ho pensato che mi sarebbe piaciuto parlare e scrivere di animali. È stato nel 2011 e galeotto fu un libro.
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Il primo vero assaggio di divulgazione
Ero all’ultimo anno di dottorato e, nonostante amassi la ricerca, sentivo il bisogno di esplorare altre vie che potessero fare della scienza il mio mestiere. Durante gli anni dell’università avevo già avuto modo di studiare come comunicare i risultati della ricerca scientifica. Allora mi occupavo di datazioni di rocce e lavoravo tra i dipartimenti di fisica e di geologia. Si tratta di due discipline che non sempre riescono a dialogare tra loro e avevo quindi la stringente necessità di far comprendere il mio lavoro agli esperti delle due materie. A questo si aggiungeva la presenza nel mio corso di laurea di docenti particolarmente attenti alla divulgazione, grazie ai quali avevo avuto modo di frequentare corsi specifici e allenarmi per il public speaking e la scrittura.
Poco dopo la pausa estiva, una mia collega mi aveva segnalato la possibilità di partecipare al Festival della Scienza di Genova come animatrice scientifica. Mi sembrò un’ottima occasione per mettermi alla prova e subito inviai la mia candidatura, che venne accettata. A ottobre ero in Liguria, a spiegare le tecnologie impiegate nel settore agroalimentare a un pubblico vario e vasto, tra un morso e l’altro di focaccia genovese.
Poi c’era il programma del festival, fitto di appuntamenti, che studiai con attenzione per poter assistere a quelli che cadevano nelle mie pause. La presentazione di un libro mi colpì particolarmente: il titolo del volume era Sesso selvaggio, scritto dalla biologa e divulgatrice scientifica Claudia Bordese. Mi assicurai in fretta di potervi partecipare.

Per “sesso selvaggio” non si intendeva la pratica tanto amata da Samantha Jones nella serie Sex & The City: era un gioco di parole riferito ai comportamenti legati alla riproduzione negli animali. Mi piacque la sfrontatezza di un titolo del genere per un libro. Sebbene stiamo parlando di un testo rivolto a lettrici e lettori che non si sarebbero lasciati andare a facili battute, trovai la scelta comunque coraggiosa e non vedevo l’ora di ascoltare la presentazione di Bordese.
Ironia, curiosità e tanta scienza
Tra amiche/amici e colleghe/colleghi ero diventata quella che “andava a vedere ‘sesso selvaggio’”. A parte gli scherzi, il regno animale non mi ha mai lasciata del tutto indifferente: mi fermavo a guardare i documentari di Superquark, era stato più che evidente il mio impegno e il mio interesse verso la materia durante l’idoneità di zoologia sostenuta nel mio percorso universitario, rimanevo pomeriggi davanti alla finestra a osservare i gatti di passaggio nel giardino di casa, tra litigate e cuccioli da curare. Chissà cos’altro poteva riservarmi la presentazione di quel libro?
Quando arrivai in libreria, gli spazi erano gremiti di persone e l’evento partì in perfetto orario. Claudia Bordese fu ironica senza essere banale, precisa senza essere noiosa. Nella veste di ascoltatrice, trovai quell’incontro godibilissimo, per l’aspirante divulgatrice fu di grande ispirazione. Del resto, è difficile rimanere impassibili davanti al rituale di corteggiamento di un gallo cedrone, fiero, con la coda aperta a ventaglio, il collo dritto e quasi in trance mentre emette il suo richiamo per attirare una possibile partner.
E non si può non essere affascinati e allo stesso tempo turbati dal parassitismo sessuale nei pesci abissali: in alcune specie il maschio, di dimensioni ridotte rispetto alla femmina, una volta trovata una compagna, la morde, si fonde con i suoi tessuti traendo nutrimento dal suo flusso sanguigno e la feconda. Una buona soluzione in termini evolutivi, considerando l’habitat estremo, le scarse fonti di cibo e la difficoltà di trovare partner sessuali cercando di consumare meno energia possibile.
Un seme destinato a germogliare
Ero entusiasta dell’incontro con Claudia Bordese e naturalmente ho comprato il libro, che ho divorato ed è ancora qui con me.
Sono trascorsi anni da quel pomeriggio in libreria, in una Genova in fermento per il Festival della Scienza. Prima di giungere qui, a questa newsletter che arriva da te ogni due settimane e che parla proprio di animali, c’è stato tanto studio e formazione formale e informale, esperienze di divulgazione dal vivo, centinaia di articoli scritti su temi anche molto lontani da quelli che tratto attualmente, una buona manciata di errori commessi e lezioni in tasca.
Oggi come ieri, continuo a “Studiare, studiare, studiare!” con quella stessa dedizione e curiosità scaturite da quella prima esperienza di comunicazione della scienza e da quelle due ore di Sesso selvaggio.
Qualcosa da…
… leggere
📚 Due libri, uno sulla riproduzione e l’altro sulle questioni di genere nel regno animale:
👉 Sesso selvaggio. Le strategie riproduttive dei viventi di Claudia Bordese (Castelvecchi editore, 2024), edizione aggiornata del libro di cui ti ho parlato;
👉 Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo di Frans de Waal (Raffaello Cortina editore, 2022). Se desideri saperne di più, qui la mia recensione per Pikaia - Il portale dell’evoluzione.
… ascoltare
🎧 Rimango in un’atmosfera un po’ bollente condividendo con te Only By the Night dei Kings of Leon, uno degli album che ascoltavo nel periodo del dottorato.
Buon ascolto e buona giornata,
Alessia
𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘈𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪𝘢 𝘊𝘰𝘭𝘢𝘪𝘢𝘯𝘯𝘪, 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘶𝘭𝘨𝘢𝘵𝘳𝘪𝘤𝘦 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢. 𝘚𝘤𝘳𝘪𝘷𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘊𝘰𝘳𝘳𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘦𝘳𝘢, 𝘐𝘭 𝘛𝘢𝘴𝘤𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘗𝘪𝘬𝘢𝘪𝘢 - 𝘐𝘭 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘈𝘶𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘚𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘡𝘢𝘯𝘪𝘤𝘩𝘦𝘭𝘭𝘪, 𝘋𝘰𝘨𝘴𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭 𝘦 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦. 𝘘𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 è 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘯𝘦𝘸𝘴𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳, 𝘍𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦 𝘴𝘱𝘢𝘳𝘴𝘦, 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘯𝘵𝘰 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘢𝘭𝘪 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘷𝘪𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘣𝘶𝘰𝘯𝘢 𝘥𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘶𝘯 𝘱𝘪𝘻𝘻𝘪𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘱𝘰𝘱. 𝘈𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘳𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘥𝘶𝘦 𝘥𝘰𝘮𝘦𝘯𝘪𝘤𝘩𝘦. 𝘚𝘦 𝘵𝘪 è 𝘱𝘪𝘢𝘤𝘪𝘶𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘥𝘪𝘭𝘢!
Il rullante è una delle componenti della batteria, un piccolo tamburo. Ha delle spirali metalliche nella parte inferiore che gli conferiscono il suo suono caratteristico.