Buongiorno e buon Natale!
Se l’anno scorso mi sono dedicata alle renne, a questo giro non potevo non parlarti dell’asino, un altro degli animali che fanno parte delle festività natalizie.
Non ho la pretesa di essere esaustiva in questa email, ma sarà comunque bello ripercorrere insieme le origini dell’asino. Quando, dove e perché è cominciato il suo processo di domesticazione — ossia quando l’uomo ha deciso di iniziare a selezionarlo per farne un compagno di lavoro e di viaggio — e anche come è arrivato ad avere un posto di primo piano nella natività. Ci muoveremo tra scienza e iconografia. Are you ready?
Immagine realizzata dall’intelligenza artificiale DALL-E 2.
Un po’ di scienza: quando ha avuto inizio la domesticazione dell’asino?
Pigro, cocciuto, codardo. Questi sono solo alcuni degli aggettivi che la tradizione ha utilizzato per descrivere l’asino (Equus asinus), un animale spesso sottovalutato in termini di fascino in confronto al più “nobile” cavallo (Equus ferus caballus). Ma un recente studio, pubblicato su Science, ci racconta una storia diversa muovendosi tra archeologia e analisi del DNA.
Gli scavi archeologici non hanno reso la vita facile agli scienziati che desideravano capire quando l’uomo avesse iniziato ad addomesticare l’asino e se ciò fosse accaduto in maniera indipendente in differenti parti del mondo oppure se ci fosse stata un’unica culla da cui questo prezioso compagno si è poi diffuso. Sì, prezioso perché che ci ha sempre aiutati a spostarci, caricando su di sé acqua, bagagli e merci e attraversando ambienti a volte inospitali.
I resti di asini ritrovati in Egitto, risalenti al V millennio avanti Cristo circa, i rilievi della Tavolozza del tributo libico — datata attorno al 3000 avanti Cristo e rinvenuta sempre in territorio egiziano — insieme ad altri reperti, hanno contribuito a costruire l’ipotesi secondo cui questi animali sarebbero stati addomesticati in un’area che va dal Sahara nord-orientale, comprendendo la Valle del Nilo, il fiume Atbara e le Colline del mar Rosso, fino all'Eritrea. Secondo questa ricostruzione sarebbero stati i pastori ad addomesticarli, intorno al 5500-4500 a.C., per poter cercare con il loro aiuto un posto migliore in cui vivere a causa dell’aridificazione della regione del Sahara.
Eccola, la Tavolozza del tributo libico! Credits: Zeinab Mohamed, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Ci sono, però, anche altre aree che potrebbero essere state centri di domesticazione di Equus asinus: lo Yemen (in anticipo di 2000 anni rispetto alle testimonianze egiziane) e la Mesopotamia.
A questo punto non poteva che entrare in scena l’analisi del DNA.
Diamo la parola al genoma
Erano state effettuate già precedenti analisi genetiche per capire come gli asini abbiano attraversato la storia di questo pianeta accanto a noi ma, questa volta, il numero di dati è stato maggiore: 37 laboratori hanno esaminato i genomi di 207 asini moderni provenienti da tutto il mondo e hanno sequenziato il DNA dagli scheletri di 31 asini antichi, alcuni risalenti a 4000 anni fa. Quali sono stati i risultati?
Sembra che la domesticazione di questi animali abbia avuto origine più di 7000 anni fa, in Africa, dove i pastori del Kenya e del Corno d'Africa iniziarono ad avvicinare gli asini selvatici africani. Da quel momento in poi il binomio uomo-asino avrebbe preso il galoppo: 5000 anni fa la domesticazione era un dato di fatto e i primi asini venivano scambiati verso l'Egitto e il Sudan. Nel giro di 2500 anni si erano diffusi in tutta Europa e in Asia, dove si svilupparono in distinte popolazioni regionali.
Secondo le conclusioni della ricerca, gli asini avrebbero avuto un’unica origine africana per poi diffondersi nel resto del Globo. Come per ogni studio di cui ti parlo, questo è solo una delle tappe per raggiungere una visione più completa: mancano per ora, infatti, campioni provenienti dal sud dell’equatore per ulteriori indagini.
In un’intervista a Science News, Emily Clark, genetista degli animali da allevamento del Roslin Institute dell'Università di Edimburgo, ha dichiarato:
"Gli asini sono straordinari animali da lavoro, essenziali per il sostentamento di milioni di persone in tutto il mondo. Come esseri umani, abbiamo un debito di gratitudine nei confronti dell'asino domestico per il ruolo che svolge e ha svolto nel plasmare la società".
Insomma, il contrario di quell’animale pigro, cocciuto e codardo di una certa aneddotica.
Come ci è finito l’asino nella natività?
Dall’Africa ai presepi allestiti durante il Natale, quasi in primo piano. Ne ha percorsa di strada l’asino! Bagniamo un pochetto i piedi nella storia, nella letteratura e nella religione. Tra le pagine della Bibbia l’asino è simbolo di lavoro, disponibilità e umiltà.
Un asino che lavora rappresentato in una pagina tratta da un bestiario latino risalente al 1240 circa. Credits: © Bodleian Libraries, University of Oxford, CC-BY-NC 4.0. Oxford, Bodleian Library MS. Bodl. 764: https://digital.bodleian.ox.ac.uk/objects/ecf96804-a514-4adc-8779-2dbc4e4b2f1e/
Lo storico Michel Pastoureau, nel suo libro Bestiari del Medioevo, attesta la presenza di asini — anzi, di un’asina — già nell’Antico Testamento: è l’asina parlante dell’indovino Balaam, che alcuni autori imparentano con l’asina che permise alla Sacra Famiglia di scappare dalla persecuzione di Erode. L’asina della fuga in Egitto, sarebbe addirittura la madre di quella che portò Gesù adulto a Gerusalemme, nella domenica delle Palme. Una cavalcata simbolo di povertà e umiltà.
L’asino del presepe, per quanto celebre, non è mai stato nominato nei Vangeli. C’è, però, Luca che narra di Maria e Giuseppe, in viaggio verso Betlemme e senza un posto in cui sostare, costretti a rifugiarsi in una stalla. L’evangelista non usa esattamente il termine “stalla”, ma scrive di una mangiatoia per comunicare il luogo in cui è nato Gesù. La mangiatoia, dove si nutrono gli animali della stalla, indica per estensione la stalla stessa.
Nell’arte paleocristiana, per raffigurare la natività e far capire al pubblico che quella era proprio una stalla — e non un ovile o uno spazio aperto —, vennero scelti l’asino e il bue. La rappresentazione è poi passata dall’iconografia ai testi, ad esempio la ritroviamo nei vangeli apocrifi scritti tra il IV e V secolo.
Come scrive Pastoreau:
“È l’unione del bue e dell’asino a fare il presepio”.
Qualcosa da…
… leggere
La news del sito di Science che spiega lo studio sulla domesticazione degli asini.
🔎From a single domestication, donkeys helped build empires around the world | Science | AAAS
Un articolo pubblicato su Smithsonian Magazine.
👀Scientists Uncover the Story of Donkey Domestication | Smart News| Smithsonian Magazine
Naturalmente anche il libro di Michel Pastoreau, Bestiari del Medioevo (Einaudi, 2012).
📚Bestiari del Medioevo, Michel Pastoureau. Giulio Einaudi editore - Saggi
… ascoltare
Un pensierino musicale per festeggiare il Natale…
Questa sarà la mia ultima newsletter del 2022.
Ti auguro un sereno Natale e un anno nuovo di curiosità e stupore!
Mi ritroverai nella tua casella di posta elettronica il 15 gennaio 2023 (se tutto va bene) 😁
Un caro saluto e a presto,
Alessia