Quando gli animali possono interferire con la scena del crimine
[Foglie sparse #89] Anche se con un po' di anticipo, questa è la puntata di Halloween.
Ciao!
Gli scorsi anni l’uscita dell’ultima newsletter di ottobre è caduta sempre in prossimità di Halloween e ho trovato simpatico dedicare quelle puntate1 a storie o temi legati agli animali che in qualche modo fossero un po’ tetri.
Per quest’anno l’episodio di Halloween risulterà, però, in anticipo rispetto al 31 ottobre. Se ti va, puoi comunque leggerlo oggi; se vuoi godertelo nell’atmosfera della vigilia di Ognissanti, puoi tenerlo in caldo fino a quel momento.
Un piccolo avviso prima di iniziare: l’argomento trattato è delicato e le immagini inserite negli articoli scientifici che citerò potrebbero impressionarti. Per questo motivo troverai i link a questi testi nella parte finale della newsletter, dove potrai scegliere con calma se aprire il collegamento.
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Animali sulla scena del crimine
Siamo in Cile, una donna anziana viene ritrovata in casa priva di vita. A una prima occhiata sembrerebbe sia deceduta per cause naturali, ma un dettaglio colpisce chi è accorso sul posto: il volto della donna è stato mangiato dal suo cane.
La presenza di un animale nel luogo in cui potrebbe essere avvenuto un crimine contribuisce a complicare le indagini: prima di tutto bisogna capire se possano essere stati cani o gatti a provocare la morte della persona e, in caso contrario, c’è un ulteriore passo da fare. Gli animali possono interferire sull’analisi degli spazi e dei corpi coinvolti, mangiandone delle parti. È necessario riuscire a interpretare i segni lasciati dai compagni non umani del defunto per non confonderli con altri elementi che potrebbero aver causato il decesso.
Forse in questo momento un brivido sta salendo lungo la tua schiena o forse ti starai solo domandando se il tuo cane, il tuo gatto e persino il tuo criceto, se tu dovessi malauguratamente morire a casa, in solitudine, potrebbero decidere di iniziare a smangiucchiarti.
Ho due notizie per te, nessuna delle due totalmente buona o totalmente cattiva. I ricercatori ipotizzano che sia principalmente la fame a portare i nostri animali a mangiarci una volta morti. Dopo un po’, in mancanza di crocchette, alimenti freschi e premietti, noi costituiamo l’unica fonte di cibo per i nostri amati compagni. Esistono, però, anche casi in cui — nonostante ci sia una ciotola piena fino all’orlo — il cane di casa potrebbe preferire il nostro cadavere. Perché accade? Ci arriveremo, ma ora concentriamoci sull’aspetto investigativo.
In quali modi cani e gatti inquinano la scena del crimine?
Quali sono i problemi che affliggono i primi soccorritori e la polizia scientifica?

Come descritto in un articolo, pubblicato nella rivista Forensic Science, Medicine and Pathology, dedicato alle strategie per la documentazione e il rilevamento in scene del crimine al chiuso in cui sono presenti animali domestici, quest’ultimi possono modificare il sito nutrendosi dei resti o disperdendo e rimuovendo parti del corpo e prove associate.
Le attività degli animali possono portare a errori nella stima dell’intervallo post-mortem (il tempo trascorso dal decesso). Cani, gatti o altri animali domestici possono causare confusione, procurando ferite che si sovrappongono alle lesioni subite dal loro umano durante e dopo la morte, come decapitazione, ferite da armi da taglio o graffi. Inoltre, i loro morsi possono a volte essere scambiati per quelli umani e la loro azione può disarticolare il corpo oggetto di analisi.
Anche il processo di decomposizione può essere alterato: la rimozione dei tessuti molli2 può accelerare il deterioramento, mentre, se gli animali in questione si nutrono di organismi decompositori presenti sul corpo, possono contribuire a rallentare le trasformazioni a cui va incontro il cadavere.
Per condurre nel miglior modo possibile l’analisi di una scena del crimine in un ambiente chiuso in cui ci sono animali domestici, è importante essere consapevoli della loro attività post-mortem, che potrebbe aver alterato il corpo o la scena stessa. È, inoltre, fondamentale identificare il genere (o la specie) per essere in grado di interpretare i risultati e ricostruire le circostanze durante e dopo il decesso.
Come fare?
Una guida per scene del crimine con cani e gatti
Un gruppo di antropologhe e antropologi dell'Università di Berna ha raccolto dozzine di rapporti pubblicati sul recupero di cadaveri alterati da gatti, cani e persino da un criceto. Gli scienziati hanno anche esaminato sette casi più recenti, registrati in territorio svizzero, in cui l’azione degli animali domestici ha causato non pochi problemi agli investigatori.
La maggior parte degli esempi di inquinamento del cadavere era da attribuire ai cani. Questo non dovrebbe stupirci poiché sono spazzini, abituati a mangiare avanzi e resti di carcasse. Ma come distinguere i segni lasciati da un cane da quelli di un gatto?
I cani tendono a mangiare il volto e la gola di un umano, rompono le costole e masticano le ossa. I gatti spesso strappano la pelle dal naso, dal labbro superiore e delle dita. Questa è una sintesi delle caratteristiche dell’attività di cani e gatti domestici su corpi senza vita raccolte nella letteratura esaminata durante la ricerca.
La realtà può essere molto più complessa. Ad esempio, in molti casi esaminati, gli autori di una rosicchiatura erano difficili da distinguere perché i piccoli segni dei denti avrebbero potuto essere lasciati da un gatto o da un cane di piccola taglia. Le lacune nella documentazione relativa alla presenza di animali domestici sulla scena del crimine può essere un grave problema e contribuire a sviare le indagini.
Il gruppo di ricerca di Berna ha, quindi, realizzato un vero e proprio diagramma di flusso per guidare soccorritori e polizia scientifica. L’obiettivo è determinare se il cadavere sia stato manomesso da un animale domestico (o anche se quest’ultimo possa essere la causa della morte).

All’inizio di questa newsletter ti ho parlato di un’anziana cilena ritrovata morta nella sua casa, con il volto mangiato dal suo cane. Una buona prima analisi forense avrebbe potuto dare gli indizi necessari agli investigatori per capire che non erano di fronte a una morte naturale. Invece, solo dopo aver eseguito la TAC sul corpo, si sono resi conto che la donna era stata colpita al volto con un bastone, durante una rapina, e che i morsi del cane avevano nascosto le ferite.
Temi che il tuo cane ti mangi dopo la tua morte?

In una review3 del 2015, pubblicata sul Journal of Forensic sciences, gli scienziati hanno riportato che la fame può essere ciò che spinge i cani a pasteggiare con i nostri resti, attratti dall’odore della decomposizione. Le parti preferite, se ci troviamo all’aperto, risultano il torace, l’addome — che contengono i nostri organi interni, molto nutrienti — e, in un secondo momento, gli arti. Questo tipo di preferenze può essere osservato nei canidi, in particolare nelle specie selvatiche spinte dalla necessità di trovare risorse per sopravvivere.
Per molti animali domestici mangiare carne è una questione diversa. Una parte di loro non è abituato a cacciare per nutrirsi e a consumare un altro animale morto e in fase di decomposizione. Certo, dopo un po’ di tempo, a mali estremi… ma, secondo gli autori della review, l’ipotesi della fame non spiegherebbe in modo soddisfacente i dati raccolti in luoghi chiusi: l'intervallo post-mortem è troppo breve per aver scatenato in questi animali il bisogno di mangiare, avevano accesso a scorte alimentari, il disegno delle ferite procurate non corrispondeva a un iniziale comportamento alimentare. Inoltre, le lesioni erano concentrate sul volto nella maggior parte dei casi. Allora perché quei cani hanno mangiato i loro umani di riferimento?
La motivazione potrebbe essere di altra natura: i cani avrebbero cercato di rianimare i loro compagni umani e, attivati da una preoccupazione sempre crescente, le leccate e i piccoli morsi sarebbero diventati sempre più intensi, fino ad arrivare a ferire il viso. A quel punto leccare può più facilmente trasformarsi in mangiare.
Nelle conclusioni della review, gli scienziati spiegano che gli schemi ricavati dai casi analizzati sono probabilmente una combinazione delle due motivazioni: c’è il tentativo di rianimare il proprio umano nelle prime ore/giorni successivi alla morte, che porta a ferite; se l’intervallo di tempo in cui il cadavere non viene ritrovato si allunga, l’animale per fame estende la lesione, nutrendosi dei tessuti molli e arrivando alle ossa.
Roger Byard, patologo forense dell’Università di Adelaide e autore di un altro studio sulla predazione post-mortem da parte di un gruppo di gatti, ha dichiarato in un articolo divulgativo pubblicato su Science a proposito della possibilità di diventare cibo per il proprio cane:
«Se mantenesse in vita il mio vecchio golden retriever dopo la mia morte, sarei abbastanza felice se avesse un pasto».
Non ho difficoltà nel pensarla allo stesso modo.
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Qualcosa da…
… leggere
🧛Avvertenza: gli articoli elencati di seguito contengono immagini di cadaveri e autopsie.
📰 L’articolo, pubblicato su Forensic Science, Medicine and Pathology, dedicato alle strategie per la documentazione e il rilevamento in scene del crimine al chiuso in cui sono presenti animali domestici.
Ebbene sì, un cricetino ha custodito nella sua tana dei frammenti della pelle del viso della sua umana ormai deceduta.
In questo articolo il caso esaminato riguarda un gruppo di gatti. L’autore è Roger Byard, patologo forense dell’Università di Adelaide.
… leggere (più lungo)
📚E se la causa della morte fosse un animale selvatico? Mary Roach ci spiega le indagini della scientifica in un capitolo del suo libro Wanted!
🎃I prossimi articoli parlano del tema di questa newsletter in maniera divulgativa e non contengono immagini sensibili.
📰 Yes, your pet might eat your corpse. That’s a problem for investigators. Sara Reardon ne scrive su Science.
Would your dog eat you if you died? Get the facts. L’approfondimento di Erika Engelhaupt su National Geographic.
C’è anche un pezzo de Il Post!
EXTRA!
Un film da guardare durante la notte di Halloween, un’opera che parla in maniera poetica e inquietante — come solo Tim Burton sa fare — della nostra relazione con i cani. È Frankenweenie!
Buona domenica e buon Halloween!
Alessia
Le puntate di Halloween del 2021 e del 2022, di cui ho inserito i link, sono state pubblicate su un’altra piattaforma, Revue. Dopo il trasferimento su Substack, purtroppo, una piccola parte dei link e delle immagini è andata persa.
I tessuti molli possono essere definiti come i tessuti dell'apparato muscoloscheletrico (e non solo) di densità inferiore a quella dell'osso, ad esempio cartilagine, muscoli, tendini, legamenti, nervi e vasi.
Le review sono compendi su un argomento, di solito piuttosto specifico, che mettono insieme dati e conoscenze contenute in articoli scientifici ritenuti affidabili.