Buona domenica,
come stai? Le rivelazioni sulla vita sessuale dei moscerini della frutta, presenti nella precedente puntata di Foglie sparse, hanno incuriosito molte lettrici e lettori. Quando pensiamo a comportamenti complessi negli animali, i mammiferi e gli uccelli si affacciano subito nella nostra mente. Eppure, negli ultimi anni, l’attenzione si è spostata anche sugli insetti, ignorati se non evitati — un saluto alle zanzare — dalla maggior parte di noi.
Sembra che la stessa comunità scientifica, da principio, fosse molto scettica riguardo le capacità cognitive e la possibilità che questi esseri viventi potessero presentare una qualche forma di senzienza. C’è chi ha cambiato idea.
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Cambiare idea
Lars Chittka è uno zoologo, etologo ed ecologo. Nel suo lavoro di ricerca si è dedicato allo studio sull'evoluzione dei sistemi sensoriali e cognitivi, utilizzando come modello le interazioni tra insetti e fiori.
I fiori hanno bisogno di impollinatori per riprodursi e utilizzano i colori, anche quelli che non possiamo vedere con i nostri occhi ma sono visibili per alcuni insetti, per attirarli. Negli anni Novanta, quando era un dottorando, il giovane Lars chiese a un professore di botanica alcune informazioni sui colori prodotti e utilizzati dai fiori per comunicare con le api. Il docente non fu felicissimo di essere interpellato: il ragazzo lavorava in un laboratorio di neurobiologia in cui si eseguivano procedure invasive su api vive e il botanico era convinto che gli insetti fossero capaci di provare sofferenza.
Ai tempi il pensiero di Chittka, che prese per folli le posizioni del prof, era in linea con la visione dominante della comunità scientifica, ossia che il dolore fosse un’esperienza cosciente ed esclusiva dell’essere umano. Dopo decenni di studi, proprio il nostro zoologo ha dimostrato alcune delle capacità cognitive delle api e sostiene la possibilità che gli insetti possano provare dolore.
L’intelligenza degli insetti
In anni di ricerca gli insetti hanno dato prova di capacità cognitive che non immaginavamo potessero in alcun modo possedere.
Alcune specie di vespe riconoscono il volto delle compagne di nido e sviluppano notevoli abilità sociali: ad esempio, riescono a dedurre la forza di altre vespe, in relazione alla propria, osservando i combattimenti tra loro.
Le formiche soccorrono le compagne sepolte sotto i detriti, scavando solo sopra le parti del corpo intrappolate e deducendone la dimensione da quelle che sporgono in superficie (sono anche portate per la chirurgia d’emergenza). I moscerini della frutta (le nostre vecchie e care drosofile), immerse in una realtà virtuale, mostrano attenzione e consapevolezza dello scorrere del tempo. Le locuste, invece, sanno stimare visivamente la distanza tra i pioli quando camminano su una scala e pianificano la larghezza del passo di conseguenza, anche quando l’obiettivo non è più visibile dopo l’inizio del movimento.
I bombi, che appartengono alla famiglia delle Apidae, sanno imparare compiti complessi osservando gli altri, riconoscere le dimensioni del proprio corpo e giocano a palla per il gusto di farlo.
Cos’è la senzienza? E il dolore?
Ecco, questo è un terreno piuttosto scivoloso. Per capire se gli insetti sono in grado di provare dolore e se possiamo ipotizzare che siano senzienti, dobbiamo dare una definizione precisa per tutto questo.
La senzienza1 viene definita come la capacità di provare stati mentali percepiti consapevolmente come positivi o negativi.
Ne sono esempio la gioia, la rabbia, l’eccitazione, la stanchezza, la felicità, la depressione, la fame e la sete. Queste sensazioni svolgono un’importante funzione evolutiva: ci motivano e ci insegnano a evitare i pericoli, come ad esempio oggetti acuminati, taglienti o bollenti.
Tra le sensazioni più rilevanti, soprattutto se parliamo di benessere animale e riflessioni etiche, c’è il dolore.
Dobbiamo distinguere il dolore dalla nocicezione. La nocicezione è la rilevazione di stimoli nocivi, ossia stimoli che possono causare danni ai tessuti, e non implica necessariamente dolore: il classico esempio è la nostra mano che si allontana repentinamente da un ferro da stiro rovente. Questo è un riflesso e non è ancora dolore, poiché tutto ciò avviene prima che gli impulsi nervosi raggiungano il cervello, dove il dolore viene percepito ed elaborato.
Però, se i segnali nocicettivi vengono trasmessi al cervello, questo può portare all’esperienza soggettiva e spiacevole del dolore. E qui la cosa si fa complessa, poiché è già molto difficile ottenere una descrizione oggettiva del dolore provato da noi umani, che possiamo comunicare con il linguaggio parlato (se sei un* medic*, infermier* o volontari* di primo soccorso, sai bene a cosa mi riferisco).
Poter comprendere se un animale non umano stia provando dolore non è così semplice e, per farlo, ricercatrici e ricercatori si stanno basando su indizi indiretti: la presenza di un sistema nervoso che potrebbe supportare la percezione del dolore e l’osservazione di comportamenti che potrebbero essere causati dal dolore (ad esempio, evitare consapevolmente qualcosa che ci ha procurato malessere o toccare ripetutamente e per un certo intervallo di tempo la parte del corpo che ha subito un danno).
Alla luce di questi indizi, in pochi contestano la presenza di dolore nelle vite di mammiferi e uccelli. Inoltre, vi è un crescente consenso tra gli esperti riguardo altri animali, tra cui i molluschi cefalopodi (conosciamo bene polpi, seppie e calamari) e i crostacei decapodi (come le aragoste, o meglio gli astici, che David Foster Wallace ci chiedeva di considerare).

E gli insetti? La raccolta dei risultati di ricerche degli ultimi anni ha rivelato che ci sono “forti evidenze”2 di esperienze di dolore negli adulti dei Ditteri (mosche e zanzare) e dei Blattodei (scarafaggi e termiti), “evidenze sostanziali” negli adulti degli Imenotteri (api, vespe, formiche e tentredini), degli Ortotteri (grilli e cavallette) e dei Lepidotteri (farfalle e falene), e "alcune evidenze" negli adulti dei Coleotteri (scarabei). Le prove risultavano generalmente più deboli nelle fasi giovanili, ma sono state comunque trovate "evidenze sostanziali" nei giovani Blattodei e Ditteri, così come negli ultimi stadi larvali dei Lepidotteri, e "alcune evidenze" nei giovani Ortotteri.
E ora cosa faremo con le zanzare?
Come avrai capito le prove fino a ora raccolte sugli insetti ci dicono che è plausibile che provino dolore. C'è molto da studiare per colmare le lacune che ancora abbiamo su questi animali e poter approfondire e ridurre al minimo potenziali problemi legati al loro benessere.
Lars Chittka racconta su Scientific American che, a volte, gli viene chiesto se sapere che un insetto soffre potrebbe voler significare che non si possa uccidere una zanzara che si posa sul nostro braccio, in grado di infettarci con una malattia letale.
La sua risposta è questa:
La consapevolezza che molti animali da allevamento convenzionali sono probabilmente senzienti non ha impedito agli esseri umani di ucciderli.3 Tuttavia, ha portato a una maggiore attenzione (e alla legislazione in molti paesi) sul fatto che si debba procedere in modo da minimizzare lo stress e il dolore. Se la morte è istantanea, come quando schiacci una zanzara sulla pelle, c’è poco margine per la sofferenza.
Noi esseri umani abbiamo a che fare con gli insetti nell’industria alimentare e dei mangimi, nella produzione di seta, lacca e coloranti, nella gestione dei rifiuti, nel controllo dei parassiti e delle specie invasive, nella conservazione della fauna selvatica, nell’apicoltura, negli zoo e insettari, nella ricerca e didattica, nella medicina e, in alcuni casi, anche nel loro impiego come animali domestici (ad esempio, accade con farfalle e insetti stecco).
Capire se soffrono ed evitare loro dolore diventa qualcosa di fondamentale da considerare.
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Qualcosa da…
… leggere
📰 Do insects feel pain? L’articolo di Shayla Love sul New Yorker.
📚Il libro di Lars Chittka, Nella mente di un’ape (Carocci Editore, 2023). Non l’ho ancora letto e non vedo l’ora di farlo;
si parla delle vespe che riconoscono le facce nel libro Pensieri della mosca con la testa storta (Adelphi, 2021) del neuroscienziato Giorgio Vallortigara. L’ho recensito qualche tempo fa su Sapereambiente;
sempre ispirato al lavoro di David Foster Wallace è il titolo di un libro che ti consiglio caldamente di leggere: Considera gli animali (Editori Laterza, 2025) di Simone Pollo, professore di Filosofia morale ed esperto di etica animale.
… guardare
Se hai un po’ di tempo, goditi questa lezione di Lars Chittka.
Buona giornata e alla prossima,
Alessia
Il dibattito sulla senzienza è molto ampio. In questo caso, per la definizione di senzienza, mi riferisco a quella riportata nella pubblicazione scientifica Matilda Gibbons, Andrew Crump, Meghan Barrett, Sajedeh Sarlak, Jonathan Birch, Lars Chittka, Chapter Three - Can insects feel pain? A review of the neural and behavioural evidence, Editor(s): Russell Jurenka, Advances in Insect Physiology, Academic Press, Volume 63, 2022, Pages 155-229, ISSN 0065-2806, ISBN 9780323952644, https://doi.org/10.1016/bs.aiip.2022.10.001. Se vuoi sapere di più di senzienza legata a contesti animali, artificiali e umani, ti consiglio The Edge of Sentience del filosofo Jonathan Birch, scaricabile gratuitamente qui.
Le valutazioni sono tra virgolette perché sono codificate e fanno parte di uno specifico schema di valutazione della senzienza, focalizzato sul dolore, in precedenza utilizzato per molluschi cefalopodi e crostacei decapodi.
Su questo potremmo aprire una lunga lunga lunga parentesi. Ho già toccato questo tema in precedenti puntate della newsletter e potrei riprenderlo e approfondirlo in futuro.
Gli Aracnidi! 😍 Secondo me, a guardarli bene, non tutti sembrano così impavidi e tignosi (e te lo dice una che per molto tempo ne ha avuto paura). Chissà in futuro cosa scopriremo su di loro 🕸
Ricordo l'inciso di un vecchio articolo che diceva, circa: i ragni non provano dolore o comunque si comportano come se non ne provassero... in pratica questi poveracci soffrono ma non vogliono darci soddisfazione. Che dice poco dei ragni ma molto di come ce li immaginiamo, impavidi e tignosi.