Sono così intelligente da scrivere di intelligenza degli animali?
[Foglie sparse #106] Riflessioni da canile, un mio recente approfondimento e tanti libri da leggere.
Buona domenica,
come stai? Mentre scrivo questa newsletter mi sto sciogliendo per il caldo davanti al PC, sognando un tuffo al mare o una fresca passeggiata in un bosco. Cerco di non pensarci e inizio questo nostro appuntamento con un titolo che forse ti sarà sembrato strano. È una citazione del volume di Frans de Waal Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali?, uno dei testi che ho consultato per scrivere un mio recente approfondimento pubblicato su Il Tascabile. L’ispirazione per questo articolo, però, non è nata tra le pagine dei libri. Sono state le mie ore in canile a spingermi a voler capire meglio cos’è l’intelligenza e come è possibile studiare quella degli animali.
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Cosa chiediamo agli altri animali?
Può accadere che volontarie e volontari ancora poco esperti e potenziali adottanti pretendano dai cani del canile molto più di quello che possono dare in quell’ambiente, nella loro condizione psicologica e considerando la loro genetica e il loro vissuto. Ci sono volontari che, in buona fede, desiderano a tutti i costi portare a passeggiare con collare e guinzaglio cani che erano liberi sul territorio e non hanno mai avuto contatti diretti con gli umani oppure famiglie che rimangono deluse e decidono di non adottare il cane di cui si erano innamorate perché non fa loro le feste al primo incontro, probabilmente intimorito da quelli che per lui sono degli estranei o segnato dai ricordi di precedenti maltrattamenti.
Fortunatamente non è sempre così, ma questi episodi mi hanno riportato alla mente una storia che avevo letto proprio nel libro del primatologo Frans de Waal sullo studio delle intelligenze animali.
Intorno agli anni Dieci del Duemila, nello Smithsonian National Zoological Park di Washington D.C., un team di studiose e studiosi del comportamento animale stava esaminando la capacità degli elefanti di risolvere problemi. Furono messi alla prova tre elefanti asiatici, due femmine adulte e un giovane maschio: il compito che era stato loro assegnato consisteva nel raggiungere della frutta posta fuori dalla loro portata utilizzando dei bastoni. L’esperimento sembrava adatto a testare questi animali: gli elefanti hanno cervelli complessi e di grandi dimensioni, vivono in società intessendo relazioni con gli altri membri, sanno usare strumenti e vantano molte altre abilità.
Nonostante queste premesse, i tre esemplari adoperavano i bastoni per grattarsi, colpire oggetti e per forzare le porte, ma non tentarono mai di usarli per raggiungere il cibo. Scienziate e scienziati si chiesero, quindi, se fosse possibile che questi mammiferi non fossero abbastanza intelligenti da capire come manovrare quello strumento per avvicinare e mangiare un frutto. Questa storia, che avrà un epilogo sorprendente (no spoiler, lo potrai leggere nell’articolo), è un esempio di quanto possa essere complesso esplorare le capacità cognitive degli animali non umani.
Tra definizioni di intelligenza, cervelli grandi e piccoli e differenti mondi percettivi
Man mano che scrivevo questo approfondimento, ho imparato tanto sugli ostacoli che è necessario affrontare per studiare l’intelligenza degli animali, a partire dal riuscire a darle una definizione univoca. Un articolo pubblicato alcuni mesi fa su Journal of Comparative Neurology ha rivelato che esistono oltre 70 modi di definire l’intelligenza. Per orientarmi in questo labirinto di informazioni e nuove scoperte ho chiesto l’aiuto di Giorgio Vallortigara, neuroscienziato e scrittore, ospite di questa newsletter un po’ più di un anno fa.
Il professore ha spiegato che l’intelligenza andrebbe intesa come l’insieme delle modalità con cui gli organismi biologici risolvono i problemi che incontrano nelle loro specifiche nicchie.
È più corretto, quindi, parlare di numerose forme di intelligenza, anche molto diverse tra loro, a seconda dell’organismo osservato, e constatare quindi che non esiste un animale più intelligente di un altro.
Abbiamo fatto emergere che, per quanto riguarda il cervello, non sempre le dimensioni contano e che per esaminare e comprendere le capacità cognitive di differenti animali è importante considerare che ciascuno ha il proprio Umwelt, la porzione di ambiente che un animale può percepire e sperimentare. L’esempio classico è quello della zecca: non ha occhi, si apposta su uno stelo d’erba aspettando di sentire l’odore dell’acido butirrico emesso dalla pelle dei mammiferi. Questo segnale, insieme al calore corporeo e al contatto con i peli, le indica un potenziale pasto di sangue che le permetterà di essere pronta per la deposizione delle uova, prima di morire. Questi tre stimoli costituiscono l’intero Umwelt della zecca: il mondo percepito secondo ciò che è essenziale alla sua sopravvivenza.

Abbattere il muro dell’antropocentrismo
Lo studio delle capacità cognitive degli animali dimostra che per comprendere le altre specie è necessario abbattere il muro dell’antropocentrismo e cercare di metterci nei loro panni, anche grazie al supporto delle nuove conoscenze scientifiche e delle tecnologie a nostra disposizione. Sebbene il contesto di un canile sia piuttosto diverso da quello della ricerca scientifica, questa riflessione si rivela molto utile se ripensiamo agli episodi di cui parlavo all’inizio della newsletter.
Fermiamoci, riflettiamo, studiamo, sforziamoci di comprendere quale possa essere il mondo dell’essere vivente che abbiamo davanti. Solo così potremo realmente capire qualcosa in più di lui.
Non so se sono stata abbastanza intelligente per scrivere di intelligenza degli animali, ma sono sicura di aver imparato ancora una volta qualcosa di prezioso su di loro.
Qualcosa da…
… leggere
📰 Ogni intelligenza è relativa. Il mio approfondimento pubblicato su Il Tascabile.
📚 Alcuni dei libri che ho consultato per scrivere l’articolo:
👉 Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali? di Frans de Waal (Raffaello Cortina Editore, 2016);
👉 Altre menti. Lo studio comparato della cognizione animale di Giorgio Vallortigara (il Mulino, 2022);
👉 Un mondo immenso. Come i sensi degli animali rivelano i regni nascosti intorno a noi di Ed Yong (La nave di Teseo, 2023).
📥 Non è solo una questione di specie. Esistono anche fattori individuali che influenzano il comportamento degli animali e di cui è necessario tenere conto negli esperimenti che li coinvolgono. Ne ho parlato in una puntata di Foglie sparse di qualche tempo fa.
Buona giornata e a presto,
Alessia
𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘈𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪𝘢 𝘊𝘰𝘭𝘢𝘪𝘢𝘯𝘯𝘪, 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘶𝘭𝘨𝘢𝘵𝘳𝘪𝘤𝘦 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢. 𝘚𝘤𝘳𝘪𝘷𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘊𝘰𝘳𝘳𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘦𝘳𝘢, 𝘐𝘭 𝘛𝘢𝘴𝘤𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘗𝘪𝘬𝘢𝘪𝘢 - 𝘐𝘭 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘈𝘶𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘚𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘡𝘢𝘯𝘪𝘤𝘩𝘦𝘭𝘭𝘪, 𝘋𝘰𝘨𝘴𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘭 𝘦 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦. 𝘘𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘪 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘰 è 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘯𝘦𝘸𝘴𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳, 𝘍𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦 𝘴𝘱𝘢𝘳𝘴𝘦, 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘯𝘵𝘰 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘢𝘭𝘪 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘷𝘪𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘣𝘶𝘰𝘯𝘢 𝘥𝘰𝘴𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘶𝘯 𝘱𝘪𝘻𝘻𝘪𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘱𝘰𝘱. 𝘈𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘭𝘦𝘵𝘵𝘳𝘰𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘥𝘶𝘦 𝘥𝘰𝘮𝘦𝘯𝘪𝘤𝘩𝘦. 𝘚𝘦 𝘵𝘪 è 𝘱𝘪𝘢𝘤𝘪𝘶𝘵𝘢, 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘥𝘪𝘭𝘢!
Io vorrei altre tre vite per non fare altro che leggere del mondo. Nel frattempo mi accontento di allungare la lista di libri da leggere con i libri che hai consigliato!