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Avatar di Grazia Sferrazza Callea

Ho scritto della teoria della nonna come possibile punto di partenza per l'interpretazione della menopausa nella specie umana dieci anni fa nel libro "Libera dalle vampate" e allora non erano ancora stati resi pubblici i risultati sugli studi condotti sui cetacei. Ma la questione non è quale sia un generico vantaggio della specie. La questione sta nell'urgenza della scelta. E' evidente agli antropologi che la specie umana preistorica era organizzata in gruppi matriarcali come in tutti i grandi mammiferi. Nel momento di una grande carestia di cibo (tra il pleistocene e l'olocene? ) l'umanità ha rischiato l'estinzione per mancanza di cibo ma anche per mancanza di capacità riproduttiva perchè quando il cibo manca gravemente il cliclo mestruale scompare. Quindi, le famose nonne degli antropologi erano le donne della comunità umana che avevano già figliato e rinunciavano al cibo per darlo ai piccoli e alle figlie perchè potessero mantenere la fertilità. Libere da obblighi biologici riproduttivi andavano alla ricerca del nutrimento più lontano e forti di maggiore esperienza. Un po' come fanno le orche in menopausa che guidano il branco, che rintracciano il cibo, che insegnano alla comunità come cacciarlo e come sfamarsene (perchè non basta saper uccidere la foca, bisogna anche saperla mangiare senza farla affondare). Quindi il vantaggio unico che sta dietro all'"invenzione" della menopausa è stata la sopravvivenza della specie. Dopo milioni anni, quando il cibo è tornato ad essere più abbondante, evidentemente, il carattere si era stabilizzato nella specie e per la prima volta sul pianeta sono comparse specie che presentavano individui liberi dall'obbligo biologico della riproduzione. Non dovendo andare più tanto lontano per trovare il cibo, mi piace pensare che questi individui abbiamo apprezzato il tempo libero osservando la natura e le sue leggi e abbiano scoperto alcune gioie come pitturare le pareti delle caverne, vedere crescere i semi che avevano gettato nelle pozze per ingrassare dei pesci e poi raccoglierne spighe intere, ingegnarsi per costruire contenitori per queste nuove scorte di cibo e per ripararle dal freddo e le piogge, escogitare un modo tener conto degli scambi di riserve alimentari con altre comunità, insomma immagino la menopausa come la sola condizione biologia che ha reso possibile l'invenzione della civilità.

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Avatar di Alessia Colaianni

Grazie per questo commento, un'ipotesi interessante. In generale possiamo dire che la menopausa negli umani ha esercitato un impatto importante sullo sviluppo delle società e delle civiltà.

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Avatar di Grazia Sferrazza Callea

Un impatto fondamentale. E quando invito le donne afflitte dalle vampate a riflettere su questo aspetto, sul senso biologico della menopausa ( in contrasto assoluto con la visione medica che la giudica un "errore" del sistema ) le vampate scompaiono. Sembra un miracolo ma gli inglesi la chimano Cognitive Therapy e funziona talmente bene che la Società dei Ginecologi e Ostetrici del North America l'ha eletta a terapia non ormonale più efficace e l'ha inserita nel protocollo per il trattamento delle donne con disturbi che non possono usare la terapia sostituiva (Non si possono dare oncogeni a chi ha già avuto un tumore). Quindi è come se il DNA delle donne "riconoscesse" come valida l'ipotesi e metta in pace il corpo.

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