Rakus, l'orango che andava in farmacia
[Foglie sparse #80] Anzi in erboristeria. A parte gli scherzi, parliamo (nuovamente) di automedicazione negli animali.
Buona domenica!
Come stai? Questa è stata una settimana abbastanza intensa ma, nonostante la stanchezza, sono felice di essere qui per il nostro appuntamento del weekend. Non ti nascondo che ero indecisa se scrivere dello studio di cui ti parlerò oggi: ha fatto il giro delle testate, anche quelle generaliste, quindi non mi piaceva l’idea di essere un tantino ridondante. Ho letto un pezzo sull’argomento persino su Vanity Fair pochi giorni prima del Met Gala, il celebre evento di raccolta fondi del Metropolitan Museum of Art di New York, in cui sfilano ogni anno celebrità fasciate in abiti firmati, stupefacenti e spesso improbabili. Insomma, questa news ha colpito così tanto da essere riportata un po’ dappertutto. Di cosa si tratta? In Indonesia è stato osservato un orango di Sumatra curare una ferita sul volto con una pianta dalle proprietà antidolorifiche.
Se ricevi Foglie sparse regolarmente e ti va di sostenere questo progetto, condividilo 👇

Automedicazione negli animali: non è la prima volta
L’osservazione dell’automedicazione di Rakus, riportata in uno studio pubblicato su Scientific reports, suscita in noi un senso di curiosità e vicinanza: rivediamo in un altro animale, una grande scimmia1, un gesto che ci ricorda qualcosa che facciamo comunemente. Quando ci feriamo cerchiamo un rimedio che ci dia sollievo dal dolore (e magari prevenga eventuali infezioni), ecco perché probabilmente questa notizia ha destato una vasta eco.
Non è, però, il primo caso di automedicazione nei primati e, in generale, nel regno animale, nonostante sia spesso difficile documentare questi comportamenti in maniera sistematica. Ne avevo già parlato in una precedente puntata.
Come riportato nell’articolo scientifico dedicato a Rakus, l’automedicazione negli animali può essere suddivisa in 5 categorie:
comportamenti patologici, come non mangiare;
comportamenti di evitamento, ad esempio scansare feci, cibo o acqua contaminati;
comportamenti di profilassi, come nel caso del consumo abituale di alimenti con effetti preventivi o protettivi;
comportamenti terapeutici, come l'ingestione di una piccola quantità di una sostanza attiva contro una malattia o i suoi sintomi, ma che ha scarso o nessun valore nutrizionale;
applicazione topica terapeutica di piante attive dal punto di vista farmacologico sul corpo, per il trattamento esterno, o posizionamento di queste specie vegetali nei nidi come pesticida o repellente per insetti.
Mentre il comportamento patologico e di evitamento possono essere regolarmente osservati negli animali non umani, l’automedicazione sotto forma di ingestione di parti specifiche di piante è diffusa ma meno frequente: sappiamo che le grandi scimmie ingeriscono determinate piante per curare le infezioni dovute a parassiti e si strofinano materiale vegetale sulla pelle per curare dolori muscolari (mi ricordano quando armeggio con pomate e cerotti per il mal di schiena). Un esempio recente è quello di un gruppo di scimpanzé in Gabon, osservati mentre applicavano degli insetti sulle proprie ferite e su quelle di altri. L’efficacia di questo comportamento è, però, ancora sconosciuta e sino a ora il trattamento delle ferite con una sostanza attiva, che effettivamente apportasse beneficio, non era stato documentato. Ed ecco dov’è la particolarità della vicenda che ha come protagonista Rakus: questa è la prima volta che è stato osservato un trattamento attivo di una ferita, da parte di un maschio di orango di Sumatra che vive in natura, con l’utilizzo di una pianta dalle proprietà curative riconosciute.
Rakus, una brutta ferita e quelle foglie che danno sollievo
Rakus è un orango di Sumatra (Pongo abelii), probabilmente nato nella seconda parte degli anni Ottanta. È stato osservato la prima volta nel marzo 2009 ma è ben più in là, a giugno 2022, che i ricercatori hanno notato una brutta ferita sul suo volto, forse procurata da un combattimento con un altro maschio. Pochi giorni dopo l’orango ha iniziato a mangiare il fusto e le foglie di Fibraurea tinctoria, una pianta che viene consumata occasionalmente dagli oranghi di Sumatra nell’area di Suaq Balimbing, all’interno del Parco nazionale Gunung Leuser nel sud di Aceh, in Indonesia. Il colpo di scena c’è stato quando, oltre a nutrirsene, Rakus ha masticato le foglie e ne ha ricavato un liquido che ha iniziato ad applicare sulla ferita, che poi ha coperto con la poltiglia masticata. Dalla testimonianza degli scienziati coinvolti sappiamo che nelle ore successive la ferita non si è infettata e, dopo cinque giorni, era già chiusa. Nel periodo in cui è stato ferito, inoltre, Rakus ha riposato più del solito: il sonno, come saprai per esperienza personale, ha infatti un effetto positivo sulla guarigione.
Fibraurea tinctoria, indicata anche con il nome di Akar Kuning, è una rampicante sempre verde che cresce in Cina continentale, Indonesia, Malesia, Thailandia, Vietnam e altre aree del sud-est asiatico. È conosciuta per i suoi effetti analgesici, antipiretici e diuretici, ed è usata nella medicina tradizionale per curare varie patologie, tra cui dissenteria, diabete e malaria. Foglie, fusti, radici e corteccia sono tutti usati nelle preparazioni mediche. I composti chimici che rendono l’Akar Kuning così interessante dal punto di vista farmacologico sono i furanoditerpenoidi e gli alcaloidi protoberberinici, che possono vantare tra le loro proprietà quelle antibatteriche, antinfiammatorie, antifungine e antiossidanti. Potremmo dire che il rimedio erboristico assunto da Rakus ha giustamente fatto il suo effetto. La domanda che tiene sulle spine ricercatrici e ricercatori (e anche noi lettrici e lettori) è: l’orango ha assunto intenzionalmente questa pianta, conoscendone l’efficacia?
È un comportamento intenzionale?
Gli autori dell’articolo ci dicono che effettivamente il comportamento sembra intenzionale, in quanto:
Rakus ha trattato selettivamente la ferita sul volto con il succo della pianta e non l’ha applicata su nessun'altra parte del corpo;
il comportamento è stato ripetuto più volte e non solo è stato usato il succo della pianta, ma la poltiglia masticata è stata poggiata sulla ferita finché quest’ultima non è stata completamente coperta;
il tutto ha richiesto una notevole quantità di tempo.
Come sapeva che le foglie di Fibraurea tinctoria gli avrebbero fatto bene? Abbiamo più di un’ipotesi: lo potrebbe avere scoperto da solo accidentalmente, tramite il contatto di una precedente ferita con il succo della pianta. L’effetto analgesico di quest’ultima è forte e immediato, quindi il legame causa-conseguenza abbastanza semplice da comprendere. Oppure ci potrebbe essere stato apprendimento sociale: l’orango potrebbe aver imparato come ci si cura da altri oranghi, ma il team di ricerca ha sottolineato che in 21 anni di osservazione non è stato mai registrato nessun altro esemplare di questa specie usare l’Akar Kuning in questo modo. Nella zona è difficile incontrare oranghi feriti, poiché il cibo è abbondante, gli oranghi hanno un’alta tolleranza sociale e le gerarchie presenti sono stabili. Di massima, quindi, non ci sarebbe motivo di fare a botte 😉 Ciò che è accaduto a Rakus è circoscritto a un periodo di tempo in cui mancava un maschio dominante nell’area e quindi è stato il protagonista di una serie di scontri con altri maschi. Ultima possibilità: Rakus non è nato nell’area di Suaq Balimbing e potrebbe aver imparato a curare le ferite con la Fibraurea tinctoria dagli oranghi del suo territorio d’origine (sconosciuto).
Nel comunicato stampa ufficiale che parla dello studio, Caroline Schuppli, autrice e biologa evoluzionista, ha dichiarato:
«Poiché le forme di trattamento attivo delle ferite non riguardano solo gli esseri umani, ma si possono riscontrare anche nelle grandi scimmie africane e asiatiche, è possibile che esista un meccanismo di base comune per il riconoscimento e l'applicazione di sostanze con proprietà mediche o funzionali alle ferite e che il nostro ultimo antenato comune mostrasse già forme simili di utilizzo di unguenti».
Grazie a Rakus ci stiamo ponendo nuovi quesiti sulla vita e le abitudini delle grandi scimmie, le nostre parenti più prossime. Le osservazioni e gli aneddoti sembrano delle briciole di pane che man mano ci porteranno a una comprensione più completa di questi animali e delle nostre origini. Peccato solamente che, in questo caso, il nostro orango si sia dovuto ferire per insegnarci qualcosa di nuovo e per stupirci con un comportamento a noi così familiare.
Qualcosa da…
… leggere
📰 Due articoli divulgativi che parlano di Rakus e della sua ferita, uno pubblicato sul New York Times e l’altro su Smithsonian Magazine.
… ascoltare
🎧 La puntata di Radio3 Scienza dedicata allo studio.
Anche per oggi Foglie sparse finisce qui. Ci risentiamo tra due settimane, forse con una sorpresa 🙂
Le grandi scimmie comprendono gli oranghi, i gorilla, i bonobo e gli scimpanzé.