Cicogne che imparano a viaggiare
[Foglie sparse #82] Si aggiunge un nuovo tassello alla conoscenza del fenomeno delle migrazioni.
Buona domenica!
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A proposito di tempo ed energia, alcuni mesi fa è stato pubblicato un articolo scientifico che parla di come le cicogne bianche (Ciconia ciconia) possano migliorare il bilancio tra energia e tempo spesi nelle migrazioni imparando dall’esperienza individuale. Sappi che non è la prima volta che le cicogne ci hanno guidati nella conoscenza del fenomeno della migrazione, anzi, è stato grazie a questi uccelli che abbiamo avuto una prima prova dei lunghi viaggi intrapresi anche da molti altri animali.
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In principio fu una cicogna con una freccia nel collo
Qual è la definizione esatta di migrazione? Ebbene, è molto difficile darne una breve e lineare, che si adatti a tutti gli animali che mostrano questo comportamento. Parlando di uccelli, potremmo riferirci alla seguente descrizione1:
nella migrazione un animale attua movimenti regolari tra siti definiti, con viaggi di andata e ritorno, a cadenza ciclica (stagionale) e prevedibile.
C’è stato un tempo in cui agli esseri umani non era ben chiaro dove finissero alcuni animali in certi periodi dell’anno. In parte ci si affidava a spiegazioni, diciamo così, stravaganti: un tale Charles Morton scrisse che le rondini, in inverno, volavano sulla Luna, visto che sulla Terra di loro non restava traccia.
Sempre per quanto riguarda le rondini, Aristotele (IV secolo a.C.) nel Libro VIII del suo Historia animalium scrisse che «Anche un gran numero di uccelli si nascondono; non tutti migrano, come generalmente si suppone, verso paesi più caldi» e che «Le rondini, per esempio, sono state spesso trovate in tane, del tutto prive delle loro piume, e si è visto il nibbio, nella sua prima uscita dal torpore, volare fuori da qualche nascondiglio del genere».
Insomma, venivano formulate diverse ipotesi ma non si riuscivano a reperire prove dirette che le confermassero o smentissero.
Quando si parla di uccelli, non si può non nominare il trattato di falconeria di Federico II di Svevia, De arte venandi cum avibus, in cui sono presenti alcuni capitoli dedicati alle migrazioni.
Nel corso dei secoli successivi si oscillò tra leggenda e osservazione scientifica, fino al 1822, quando in Germania arrivò una cicogna con una freccia conficcata nel collo.
Quell’anno, in primavera, nei cieli di Meclemburgo, in Germania, planò una cicogna con una lunga freccia che le attraversava il collo in verticale. L’animale, sopravvissuto a quella ferita, venne recuperato e il suo corpo infine conservato nella Collezione zoologica dell’Università di Rostock. Qui, l’esame delle caratteristiche della freccia permise di ricavarne l’origine: era uno strumento comunemente utilizzato dai cacciatori del Sudan. La cicogna, quindi, doveva essere per sua sfortuna passata da lì. L’esemplare, conservato ancora oggi nella collezione, è noto con il nome tedesco pfeilstorch (in italiano dovrebbe suonare come “cicogna con la freccia”) e non fu un caso isolato: altre 25 cicogne ferite nello stesso modo vennero avvistate, prova tangibile che questa specie viaggiava dalla lontana Africa fino alle terre europee in una lunga migrazione, e anche indizio per spiegare la scomparsa di molti altri uccelli.
Oggi, nel XXI secolo, dopo aver affinato il nostro modo di studiare e comprendere il fenomeno della migrazione, con nuove tecnologie che ci permettono di tracciare rotte e attività degli animali, le cicogne bianche ci stanno rivelando nuovi aspetti dei loro epici viaggi.
Una questione di tempo ed energia
Le cicogne bianche si riproducono in Europa per poi svernare in Africa. I loro lunghi viaggi possono seguire due rotte: una orientale, attraverso la Turchia, il Medio Oriente, la valle del Nilo per arrivare in Africa dell’est e in Sud Africa, e una occidentale, attraverso Gibilterra, per arrivare in Africa del nord.
Quest’ultima è la rotta percorsa dagli esemplari esaminati nella ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, attraverso la quale è stato approfondito il ruolo dell’apprendimento nel comportamento migratorio nel corso dell’intera vita di questi uccelli.
Se ti fermi un attimo a pensare a quante migliaia di chilometri devono macinare le cicogne in volo e a quanti rischi sono esposte, comprenderai che dietro ci debba essere una capacità decisionale niente male. Gli scienziati ci dicono che si tratta di trovare un compromesso tra diversi fattori che permettono di ottimizzare il viaggio, tra cui i due più studiati sono l’energia e il tempo. Bisogna cercare il migliore equilibrio possibile tra i due, non solo per arrivare a destinazione, ma anche per farlo nel momento giusto, in cui sono ancora disponibili i luoghi migliori per riprodursi e nidificare, e magari conservando ancora un briciolo di forza per fare tutto questo.
Come possono le cicogne avere accesso a tutte le informazioni che permettono loro di affrontare al meglio la traversata? Il comportamento migratorio può avere una componente genetica, che regola le risposte di alcuni animali a determinati stimoli, ad esempio il cambiamento di illuminazione solare dato dal passaggio a una diversa stagione, e una componente culturale, per cui gli individui più vecchi di una popolazione trasmettono ai più giovani informazioni utili. Esiste anche una terza componente, quella su cui si sono concentrati gli autori dello studio: l’apprendimento individuale.
Imparare dall’esperienza potrebbe aiutare le cicogne a regolare quell’equilibrio tra tempo ed energia spesi durante le migrazioni, nel corso di tutta la loro vita?
Imparare dall’esperienza
Per capire quanto l’esperienza individuale delle cicogne bianche pesasse sulle decisioni prese durante le migrazioni, scienziate e scienziati del Max Planck Institute of Animal Behavior e del Centre for the Advanced Study of Collective Behavior dell’Università di Costanza hanno dotato 250 giovani cicogne bianche — distribuite in cinque aree riproduttive localizzate tra Germania meridionale e Austria — di dispositivi alimentati a energia solare, in grado di geolocalizzarle e registrarne l’attività. La raccolta di dati è durata 7 anni, dal 2013 al 2020 (la vita media di una cicogna bianca è di 8-9 anni).
Cosa hanno scoperto ricercatrici e ricercatori? Quando sono giovani, durante la prima migrazione, le cicogne impiegano più tempo e meno energia per giungere a destinazione. Lo fanno per esplorare nuovi posti e, man man che acquisiscono più esperienza, iniziano ad accorciare le distanze e a trovare vie più dirette — anche se richiederanno un maggiore dispendio energetico — per raggiungere i luoghi in cui si riprodurranno e costruiranno il nido nella stagione estiva.
Quindi, insieme alla genetica e alla cultura, anche l’apprendimento individuale svolge un ruolo nelle migrazioni. Andrea Flack, tra le autrici principali del lavoro pubblicato su PNAS, ha commentato:
«Quando riflettiamo sulla migrazione degli animali, di solito pensiamo al tempo e all’energia come alle pressioni più salienti. Ma i paesaggi attraverso cui si muovono gli animali sono complessi e dinamici, e imparare a sfruttare le condizioni favorevoli fa risparmiare tempo ed energia. Il nostro studio dimostra che acquisire informazioni e utilizzarle per affinare in modo incrementale il comportamento è una forza potente che guida la migrazione nell’intera vita».
Certo che, dalla teoria delle rondini che volano sulla Luna a oggi, ne abbiamo percorsa di strada nella comprensione delle migrazioni! Continua, però, a essere un fenomeno misterioso e imponente su cui ci sarà ancora molto da scoprire.
Qualcosa da…
… leggere
📚 Per saperne di più sulle migrazioni nel regno animale, ti consiglio di leggere il libro Senza confini della naturalista e divulgatrice Francesca Buoninconti (Codice edizioni, 2019).
… guardare
👀 Ti piacerebbe seguire la schiusa delle uova e i primi passi delle giovani cicogne bianche, in diretta dal nido? È possibile farlo grazie al White Stork Project che proprio in questi giorni ci mostra una nuova famiglia nel Sussex (Regno Unito). Clicca qui e cerca di non rimanere ipnotizzata per ore 😊
Ti auguro una serena giornata. Alla prossima!
La definizione è riportata nel libro G. Bogliani, C. Carere, R. Cervo, D.A. Grasso, P. Luschi, Etologia. Lo studio del comportamento animale, UTET 2022.
Erano tre giorni che aspettavo di poter leggere con calma questo numero <3